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Ancora Report, ancora scontro

Una foto di Riina - Copyright www.report.rai.itCi risiamo. Ancora una volta Report crea scandalo, e ancora una volta non lasceremo che la notizia passi sotto silenzio.
Era il 15 ottobre 2003, per la prima volta Fermo Immagine si occupava della trasmissione d’inchiesta di Rai Tre. Una recensione estremamente positiva, in cui il programma dedicato ideato e condotto da Milena Gabanelli, veniva definito «un caso ormai raro di televisione di qualità».
Tre mesi dopo, il 12 gennaio 2004, Trenitalia chiese a Report un risarcimento di 26 milioni di euro per il danno d’immagine che gli aveva causato e licenziò quattro ferrovieri «per aver infranto il codice di sicurezza».
In che modo lo avevano infranto? Consentendo a un’inviata di Report di mostrare l’assoluta mancanza di sicurezza che caratterizzava la circolazione dei treni sulla rete ferroviaria italiana.
Anche quella volta hideout decise di dare spazio alla notizia, con un approfondimento polemico, che qualcuno definì fin troppo schierato.

A distanza di un anno, e a costo di farla diventare una battaglia personale, torno a parlare di questa trasmissione e delle polemiche che ormai, con triste puntualità, la accompagnano.
Sabato 15 gennaio Report (Raitre, sabato, ore 21.00) è andato in onda con una puntata dedicata alla questione della mafia in Sicilia, intitolata La mafia che non spara. Un problema sempre grave e attuale, anche se ultimamente se ne parla davvero poco.
Si è trattato di una bella inchiesta, portata avanti con attenzione ed equilibrio. Senza calcare la mano sugli aspetti politici della questione, ma cercando semplicemente di mostrare come gli abitanti dell’isola debbano ogni giorno convivere con le estorsioni e le violenze dell’organizzazione criminale.
Volendo fare un appunto, perché ai primi della classe bisogna sempre chiedere un impegno particolare, possiamo rilevare come la lettura di alcune lettere di esponenti mafiosi, affidata a una voce fuori campo caratterizzata dal tipico accento “da padrino”, sia suonata un po’ troppo didascalica.
Ad ogni modo, il risultato è stato un ottimo prodotto televisivo e giornalistico. Per nulla offensivo nei riguardi della Sicilia, soprattutto se si tiene conto che uno dei passaggi centrali dell’inchiesta era dedicato alla testimonianza della vedova di un commerciante ucciso in un attentato. La donna ha voluto sottolineare come la popolazione del suo paese e di quelli limitrofi avesse, in occasione dell’omicidio, mostrato fortissima solidarietà nei confronti di chi aveva rifiutato di piegarsi alle intimidazioni mafiose.

Eppure qualcuno si è offeso. Il presidente della regione Cuffaro e il sindaco di Catania Scapagnini hanno presentato immediatamente pubbliche rimostranze contro una trasmissione che, a loro parere, «ha diffamato e offeso la Sicilia».
Ci risiamo. Ancora una volta in Italia, quando viene mostrata la polvere nascosta sotto il tappeto, la reazione di chi ha un ruolo dirigenziale è quella di chiedere che il giornalista troppo zelante sia richiamato all’ordine e magari invitato a un più salubre silenzio.
Pessimo segnale. La situazione si fa preoccupante nel momento in cui ci tocca valutare l’efficacia di un’inchiesta sulla base del numero di querele e richiami ufficiali che riesce a guadagnarsi.
A vacillare è soprattutto la logica. Perché è difficile capire in che modo la redazione di Report avrebbe potuto realizzare un servizio che offrisse un’immagine rassicurante di un problema spaventosamente reale, fatto di negozi incendiati e lettere minatorie.
E’ ovvio che la Sicilia non è la mafia, è chiaro che la Sicilia è vittima della mafia.
E allora nasce spontanea la domanda: si aiuta di più la Sicilia denunciando pubblicamente i mafiosi o costruendo un’immagine utopica di una regione dove tutto funziona alla perfezione?

La risposta la conosceremo a breve.
Infatti il presidente Cuffaro ha ottenuto dalla Rai, nella persona del direttore generale Flavio Cattaneo, la rassicurazione che presto verrà realizzata una «trasmissione riparatrice che mostri l’altro volto della Sicilia».
Personalmente ho una sola richiesta da avanzare al signor Cattaneo: per favore, direttore, non banalizzi i problemi di questa regione mostrandoci solo sacchi di lupini, spettacoli di pupi e pescatori che suonano lo scacciapensieri.
Sarebbe una scelta di cattivo gusto, irrispettosa nei confronti di chi la Sicilia la ama e la vorrebbe ogni giorno migliore. E poi non funzionerebbe.
Perché da un anno a questa parte pare che molti spettatori abbiano imparato a tenere gli occhi aperti e a non fermarsi alla superficie delle cose.

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Report: Assaggi di verità
La censura oltrepassa il video

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