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cultura dell'immagine e della parola

Bisturi. La conduzione perfetta.

Il Brutto anatroccolo si rifà il look cercando di rielaborare i suoi elementi vincenti e di assomigliare ad altre trasmissioni di successo, come C’è posta per te.
Si lancia in una scommessa, già vinta in America, affrontando l’attualissimo e controverso tema della chirurgia estetica. La rete più adatta per questo esperimento è senz’altro Italia Uno, la più giovane ed innovativa delle reti Mediaset. Platinette
La scelta delle conduttrici si abbina ottimamente al tono del programma. Irene Pivetti è un personaggio emblematico del cambiamento: da Presidente della Camera si è trasformata in moderatrice di talk-show televisivi (Fa’ la cosa giusta e La Giuria); modificando radicalmente il suo aspetto ed il suo stile. Per sottolineare questa sua caratteristica, tutti nella trasmissione si rivolgono a lei come al “Presidente”.
Al suo fianco Platinette, simbolo del successo ottenuto grazie ad una nuova immagine, alla costruzione di un personaggio eccentrico. Il suo sarcasmo e le sue battute sferzanti sui “ritocchini” ben si combinano con la cordialità della Pivetti.
La trasmissione alterna due tipi di storie: in alcuni casi è il protagonista stesso a decidere di sottoporsi all’intervento di chirurgia estetica o alla dieta forzata, spinto dal bisogno di recuperare la smagliante forma di un tempo, oppure perché una parte del suo corpo lo/la imbarazza. In un video-messaggio annuncia la sua scelta ad un familiare invitato in studio per assistere alle fasi della sua trasformazione.
Altre volte, invece, il meccanismo è azionato da un “mittente” che chiede ad un amico/parente di lasciarsi trasformare da un’equipe di estetisti. Il messaggio, scritto su uno specchio, viene recapitato da un membro dell’equipe di Bisturi, che arriva sul furgoncino della trasmissione (come in Stranamore).
L’avventura si struttura come un racconto fiabesco: il soggetto incontra il mago-chirurgo, che mette a disposizione il suo sapere ed i suoi strumenti per affrontare la grande prova costituita dall’intervento. Il gioco delle coppie
A trasfigurazione avvenuta, come al termine di un’iniziazione, si viene presentati come un’altra persona. La conduttrice annuncia sempre nella stessa maniera, come in un rituale: «entri il nuovo Tizio».
La fase del ritorno è divisa in due momenti: prima il protagonista si guarda allo specchio (in realtà si è già visto prima, ma ora deve accettarsi pubblicamente dopo il radicale cambiamento) e afferma di piacersi; successivamente varca una porta (elemento ricorrente nella tv dal Gioco delle coppie a C’è posta per te) somigliante ad una cascata d’acqua purificatrice e si riconcilia con l’amico o il parente destinato a sancire l’avvenuta trasformazione.
Nonostante l’argomento sia decisamente estremo, il risultato è estremamente soft: il pubblico italiano non è ancora pronto per trasmissioni shock, e, dopotutto, in prima serata, non si può osare troppo.
Bisogna addolcire la pillola: i cambiamenti chirurgici sono sempre accompagnati da più blande trasformazioni operate da truccatori, parrucchieri e consulenti di immagine, gli interventi vengono mostrati in modo molto televisivo; lo spettatore storce il naso quel tanto che basta, ma non rimane traumatizzato dalle immagini della sala operatoria.
Per smorzare leggermente l’atmosfera delirante per cui sembra che rifarsi sia un bisogno all’ordine del giorno e che Bisturi istighi a ricorrere alla chirurgia estetica, si mostra un filmato a fine trasmissione, in cui il medico nega al paziente l’operazione richiesta. Basterà dopo aver visto tutti quei volti sorridenti sfoggiare forme smaglianti con così tanta soddisfazione?
Il paradosso è al centro del programma: Platinette con la sua stazza ed il suo aspetto non certo avvenente presenta persone solitamente già belle, che tentano di migliorarsi, rifarsi il seno serve a sfuggire alla derisione degli amici (o ad attirarla?); per non parlare dei ben più dannosi paradossi sul piano della realtà e della finzione, del coraggio e della paura: non è più negativo essere “finti”, ma essere “falsi” e non ammettere di aver fatto ricorso al bisturi. Il coraggio non sta più nell’accettarsi per come si è, ma nel dire la verità e nell’affrontare la reazione della società.
Le distanze tra finzione e realtà si accorciano sempre di più: la vita quotidiana è invasa da novelli protagonisti dello spettacolo mentre la quotidianità sta sullo schermo; la chirurgia estetica non è più appannaggio di pochi eletti, bensì a disposizione di tutti, grazie a questo programma che ama definirsi “democratico”.
Non viene dato troppo spazio agli ospiti vip rifatti, proprio per ribadire che assoluta protagonista dello show è la gente comune. Credo, comunque, che come me, in questo periodo, vuoi per tutti quei “Presidente” rivolti alla Pivetti nell’arco della trasmissione, o forse per effetto dello zapping, molti si aspettino da un momento all’altro di vedere il nostro premier ospite a Bisturi.

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