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cultura dell'immagine e della parola

Quadro

Il quadro della situazione è il seguente: cercherò di descrivere cornice, poi tela, e infine chi guarda. Certo, cercate voi, dentro il vostro quadro, di percepire la visione di insieme. Per esempio, Gericault al Louvre, ha nella sua zattera di Medusa radici di forza ma anche di pazienza. Con la sua enorme pesantezza ricopre il muro colorato di nappa, e sembra cadere piano, tanto da affogarci dentro. La bandiera no, chiariamo subito. Non tocchiamo il trionfo. C’è e si vede. C’è dal momento in cui paghiamo il biglietto, scesi attraverso la piramide di vetro, e girando la testa intorno al nostro perno. Il nuovo quadro della situazione è il seguente: mi trovo al Louvre e ho pagato il biglietto. Ho tre scelte per tre sale, e vorrei il Paradiso. Secondo me, Gericault è l’Inferno, con tutte quelle cornici ammassate che chiedono attenzione. Io scenderei nelle fondamenta, passando per la dea senza braccia, che da lontano sembra dentro ad una cornice. In realtà è una porta, e i movimenti intorno sono persone, o direi macchine fotografiche con flash che cercano, sempre più vicino, di raccogliere l’anima nel bicchierino del diaframma. Ogni quadro ha i suoi fruitori. Anche guardando fuori, mentre la Niche di Samotracia imperiosa non guarda nessuno, e Rosso Fiorentino si saluta con la coda dell’occhio. I pesci dentro alla fontana hanno i loro sforna-cibo. Il quadro della situazione è il seguente: fontana circolare, tante sedie occupate intorno, i bambini che sfamano i pesci, io che leggo un libro sulla panchina davanti. Sono un povero descrittore in attesa di un nuovo quadro: il pendolo di Focault sopra il Museo D’Orsay, o Monet che dipinge l’Orangerie. Il quadro della situazione non è più presente, assente perché solo negli incubi, quando il cattivo mi spara, potrei descrivermi con esatta descrizione della mia persona. Questa è decisamente la quarta menzogna. Il quadro di tutto è che vorrei salire le scale che ho davanti, proseguire per Place Vendôme e ammirare l’Opéra: che trionfo! È un quadro simile alla Calvata delle Valchirie, Coppola escluso. Che trionfo Parigi con le sue statuette falliche in ogni dove, tutto simile a un quadro d’appendere, quelli che hanno sullo sfondo un lampione sempre acceso e una donna che cammina. Baudelaire passava di qui, con i suoi pantaloni bianchi. Anche Geltrude Stein, ma è meno poetico… o meno quadro.

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