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Racconti e poesie insonni

Racconti e poesie insonni

Le notti che non ho dormito è una miscellanea di racconti brevi e poesie in prosa. Nei racconti l’autore descrive il nostro mondo contemporaneo, presentandoci situazioni di vissuto quotidiano che hanno spesso un risvolto inatteso, un precipitare degli eventi verso il paradosso, verso la violenza da cronaca nera, o ancora verso l’orrore e l’inganno. Un mondo buio dove dominano le tenebre e le tinte fosche, dove l’uomo è vittima delle contraddizioni della società (Il suicidio di Bukowski del taschino) o della propria malata perversione (Vitamorte), dove si sente l’influsso del cinema e della letteratura pulp (Il lavoro è lavoro). Ritratti di un’umanità persa e perdente il cui senso di frustrazione e di inutilità si stempera grazie a una tagliente ironia che ci rende complici dell’autore, nel sogghignare cinicamente delle disgrazie altrui (Strade Interrotte).

La scrittura è coinvolgente, fatta di frasi brevi ed efficaci, in una lingua che ricorda il parlato (ricorrendo allo slang o alle espressioni più crude e volgari) con un ritmo costante, veloce e incalzante. Forse ispirato dalle letture americane, dei classici come anche dei best seller dei nostri giorni, lo stile risulta efficace ed espressivo, soprattutto quando la narrazione si mantiene entro certe proporzioni, eliminando le digressioni, e la misura del racconto è perfettamente compiuta (Liquirizia e Canicola). La trama avanza allora di pari passo all’aumento della tensione, fino al momento finale, in cui si svela la vera ragione del racconto e il lettore resta stupito, a volte incredulo.

Belli sono anche i testi più autobiografici e intimisti: le poesie, tristi invocazioni alla fine dell’amore, alla disperazione dell’assenza, alle contraddizioni della vita «Stanca la quiete della folla, le gabbie umane attorno, l’ignara precisione delle vite altrui, l’ordinario. Sapersi onnipotenti, in potenza. Poter scegliere tutto, non poter scegliere niente. Stanca sentirsi liberi, perché la libertà è una condanna». (Tutto torna); o il racconto Di isole e di navi, l’unico in cui dominano veramente la luminosità e il calore, preludio della rinascita a una nuova vita nel segno dell’amore ritrovato: «E ancora una volta hai ragione. Ti stringo forte anch’io, ed è come ricominciare a respirare. Un’altra vita. Io e te, di nuovo soli in mezzo a tutto. Sei mia figlia e mia madre, mia amante e sorella. Non è tempo di dir nulla, ne verrà sicuro più avanti. Ora che il tempo lo sappiamo fermare».

Pur nei limiti che può avere un testo d’esordio, pensiamo a certi passi in cui la scrittura richiama l’impellenza dello sfogo autobiografico, e manca forse un po’ di quel camuffamento che ne avrebbe fatto uno scrittore più esperto. L’autore presenta il pregio di buone doti narrative e di uno stile personale di grande efficacia espressiva.

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