Il grande bluff
La trama
Marco Pressi è un giovane dipendente in una grande ditta, un ragazzo gentile e amato da tutti, che improvvisamente, a causa di riforme gestionali, si ritrova a dover licenziare venticinque colleghi entro tre mesi. Il problema è che in Italia un’azienda non può semplicemente dare dei soldi ad un dipendente e licenziarlo, perché ci sono leggi e sindacati a difesa dell’impiegato che impediscono questo tipo di politica.
L’impiegato deve essere d’accordo con il suo licenziamento: in poche parole deve essere lui a dare le dimissioni.
Il duello
Così la scrivania di Pressi diventa lo scenario di incredibili duelli psicologici tra il neo-killer e la preda di turno. La lotta è terribilmente affascinante, soprattutto perché Pressi non ha certo il coltello dalla parte del manico: nel caso in cui le vittime decideranno di non firmare la proposta non subiranno alcun danno dall’azienda, quello che alla fine verrà licenziato sarà proprio lui! Pressi ha in mano una coppia di sette e deve fingere un poker servito. Eppure le persone sono così abituate ad essere oggetto passivo delle decisioni altrui, che non sono in grado di reagire efficacemente alle sue strategie oratorie e psicologiche.
Un occhio al film e una sfogliata al libro
Durante il match verbale la telecamera segue lo scambio di battute come se seguisse una pallina da ping-pong, è forse una soluzione poco innovativa ma che sicuramente centra l’obbiettivo.
Sono molti i primi piani e le inquadrature semplici e questa linearità delle riprese gioca a favore dello scorrimento del film, che segue il suo percorso come un treno su un binario cieco: deciso e inarrestabile fino allo schianto finale.
I colloqui sono sostanzialmente identici a quelli originari del libro, del resto Lolli ha scritto dei dialoghi che sembra non aspettino altro che d’essere recitati: il suo libro è sotto molti aspetti una vera e propria sceneggiatura: rapido, incisivo e capace di descrivere persone e atteggiamenti con poche e perfette definizioni. Nonostante spesso scriva in modo quasi telegrafico è stato sufficiente esprimersi in prima persona perché semplici frasi come “Lascia andare le posate nel piatto. E’ svuotata. E’ delusa” si trasformassero da dati di fatto asettici e oggettivi a pensieri e considerazioni importanti per la loro funzione di esplicitare la realtà soggettiva del protagonista.
Cappuccio è riuscito a mantenere questa visione soggettiva con una scelta davvero appropriata del protagonista: Giorgio Pasotti è infatti a dir poco perfetto per questo ruolo perché non solo, nonostante il lavoro ingrato che svolge, lo spettatore in sala fa il tifo per lui (è un po’ come se improvvisamente provassimo simpatia per un ausiliare del traffico), ma riesce, grazie alla sua straordinaria capacità espressiva, a comunicare visivamente le sensazioni e i pensieri descritti nel libro. Oltre all’apporto positivo di Pasotti il film si distingue per l’aggiunta di piacevoli novità rispetto al libro, piccole chicche che rendono ancora più spassoso lo spettacolo. Inoltre riesce a gestire i numerosi flash back nella maniera più adatta e efficace per lo svolgimento della storia e pur cambiando, in parte, il ruolo di alcuni personaggi significativi non altera il messaggio originario.
Si ride molto guardando il film (e si sorride leggendo il libro) fin quando non ci si rende conto che il licenziamento di poveri lavoratori, sacrificati per la ricchezza di una grande azienda, è in verità anche un nostro problema, perché la realtà delle multinazionali e delle grandi industrie non è così dissimile da come ci viene presentata e l’atteggiamento di Pressi, così spassoso ed esilarante, non è altro che la sua reazione a una condizione di alienazione vissuta nei confronti della realtà che lo circonda. Lo stesso tipo di realtà che viviamo anche noi.
Non che dopo aver capito tutto questo si smetta di ridere. Però…
• Volevo solo dormirle addosso, romanzo di Massimo Lolli, 2004, Ed. Limina
• Volevo solo dormirle addosso, film di Eugenio Cappuccio, 2004, Mikado
Link correlati:
• Recensione del film Volevo solo dormirle addosso di Eugenio Cappuccio
A cura di Silvia Poli
la sottile linea rossa ::