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Intervista a Woody Allen

Hideout ha incontrato Woody Allen a margine della sua presentazione milanese di Match point, il suo ultimo film con Scarlett Johansson e Jonathan Rhys-Meyers.

Il tennis è protagonista di Match point e presente in molti dei suoi film. Quale è il suo rapporto con questo sport?

Ho giocato molto a tennis ma ho dovuto smettere per un problema all’occhio. Ho conosciuto molti giocatori di livello internazionale. Il tennis, da quando è diventato di moda avere una certa attenzione per l’attività fisica è diventato di moda in una certa classe sociale, anche perché è piuttosto costoso. È un modo piacevole per tenersi in forma.

Nel film si citano molti classici, addirittura Sofocle e Shakesperare. Ma anche l’opera lirica ha un ruolo fondamentale per la sceneggiatura. Quali sono state le sue fonti di ispirazione?

Il centro della sceneggiatura è il ruolo che la fortuna e il talento giocano nella vita di ciascuno di noi. L’illusione è quella di poter controllare la nostra vita, ma tutto dipende dalla fortuna. Ho trovato il campo da tennis come una buona metafora per descrivere i giochi della fortuna. È più importante essere fortunati che essere buoni. La musica, l’opera si adatta all’ambiente sociale che descrivo. I protagonisti sono dei mecenati dell’opera. Ho scelto registrazioni d’epoca, soprattutto di Caruso, e brani non convenzionali ma ciascuno si adatta perfettamente per descrivere e sottolineare l’atmosfera che si crea in un determinato momento del film. Ho amato moltissimo Caruso, per la dolcezza della sua voce.

Nel film una battuta definisce “il matrimonio come un intreccio di nevrosi”, lo pensa davvero?

Il matrimonio come una qualunque relazione umana ha bisogno di una grande dose di fortuna. Una coppia deve sintonizzare le proprie parti come una radio, in modo che si crei una sintonia perfetta. Se non c’è sintonia si creano delle difficoltà. Ci vuole tanta fortuna. Serve di più la fortuna che la psicanalisi. Per esempio se un uomo ha come gusto sessuale vuole essere frustato da una donna, se ha la fortuna di condividere lo stesso desiderio, ovvero di frustare un uomo, la fortuna di quest’incontro vale di più di cento ore di analisi.

Lei ha più fortuna o più talento?

Io credo di aver avuto sempre e solo fortuna nella mia vita. Non ho mai avuto problemi di salute e ho avuto fortuna per poter esprimere il mio piccolo talento e realizzare qualcosa ma anche nell’incontrare le persone giuste. Mi considero davvero una persona molto fortunata. All’inizio della mia carriera da cineasta, per esempio, i critici sono stati così gentili da enfatizzare solo i lati positivi dei miei film, tralasciando i molti aspetti negativi. Se non è fortuna questa… per me la palla quando è rimasta in sospeso sul fiocco della rete è sempre riuscita a cadere dalla parte giusta!

Il protagonista maschile ha una visione pessimista della vita ma è bello, gioca bene a tennis ed è anche un assassino efficace. Forse non è solo fortuna…

Il protagonista del film compie dei gesti immorali ma lo spettatore credo riesca ad essere coinvolto nelle sue azioni e di capire il dilemma in cui si trova. Gran parte di ciò è dovuto al lavoro dell’attore che ho scelto per il ruolo. Ha un grande carisma, è tormentato oltre che molto bello… però le sue azioni sono comunque determinate da una grande dose di fortuna.

Scarlett Johansonn è la nuova musa di Allen?

Ho incontrato Scarlett per caso ma mi è piaciuta immediatamente, è un’attrice capace di dimostrare una sensualità innata, incredibile per una ragazza di venti anni. È bella, sexy, sofisticata, diventerà una stella del cinema. Scoop, l ’ultimo film che ho appena terminato di girare, ancora in Inghilterra, avrà lei come protagonista ma sarà una commedia, perché ho scoperto il suo lato divertente e con lei ho voluto lavorare a un film che facesse ridere.

Come vive le festività natalizie?

Ora che ho due figlie trovo il natale più interessante che nel passato. Per anni avrei voluto volentieri addormentarmi alla vigilia e svegliarmi alla fine delle feste. Il Natale inoltre è molto vicino al mio compleanno, quindi passerei anche il mio compleanno dormendo.

Una delle arie d’opera usate nel film termina con le parole “d’amore si può morire”, pensa sia vero?

L’aria “una furtiva lacrima” rappresenta come sia sottile il confine tra amore e morte. La vita è una continuo tentativo di accomodare la nostra consapevolezza della morte con l’estasi dell’amore. La consapevolezza che tutto prima o poi finirà condiziona tutto quello che facciamo ma l’amore è qualcosa che usiamo come un’oasi, contro la morte. Una sorta di speranza di superare la morte, di sconfiggerla. In definitiva l’amore è una efficace distrazione dal pensiero della morte.

I suoi sogni ispirano il suo lavoro?

Quando ero giovane appena mi svegliavo dopo un sogno lo scrivevo su un quaderno in modo da non farlo svanire nel nulla. Sicuramente ero condizionato da come l’analisi cerchi di trovare risposte sul proprio inconscio dai sogni. Nel corso degli anni, sia io che gli analisti con cui ho parlato, siamo arrivati alla conclusione che i sogni non sono indizi particolarmente rilevanti.

Match point è il primo film girato “fuori casa” e soprattutto è forse il primo film in cui sembra che lei non abbia “dovuto” far ridere [img4]“alla Woody Allen”…

In realtà non ho sempre fatto film comici, mi è capitato di farne più di un paio seri. Credo che Match point sia quello che mi è venuto meglio. L’aspetto positivo di lavorare a Londra è stata la libertà che ho avuto da parte della produzione, i finanziamenti sono stati assolutamente incondizionati. Senza richieste particolari. Io non amo lavorare se non in modo indipendente. A New York non avrei potuto lavorare così. Sono molto soddisfatto della riuscita del film e non solo io al punto che mi hanno offerto di fare un secondo film, che ho già fatto e un terzo che verrà girato a Londra. Sono arrivate offerte anche da altri stati europei e questo sembra un sogno che si realizza. Amo il cinema europeo!

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