Un vodsel tira l’altro
Se qualcuno è reduce dall’epopea social-sentimentale de Il petalo cremisi e il bianco e crede di poter trovare il fratellino minore in Sotto la pelle guardi bene la copertina e si rassegni subito.
Una grafica perfetta e sintetica dai colori elettrici-ma-non-tanto-da-sembrare-artificiali fornisce sull’ingresso l’indizio chiave per orientarsi nelle successive 244 pagine. Lì dentro c’è un mondo diverso, in cui qualcosa da subito non fa quadrare i conti. Abbandonati gli interni vittoriani e gli sguardi inquisitori sugli slums londinesi, stavolta Faber fa muovere la sua eroina lungo le umide, solitarie e buie strade delle Highlands.
Il setting non è dei più giocondi, e men che meno gioconda appare Isserley: una protagonista che non ci aiuta neanche un po’ a capire dove stiamo andando, e perché. Carichiamo ogni giorno un autostoppista, rigorosamente maschio, preferibilmente in carne, e, ahilui, abbiamo il sentore che non arriverà a destinazione. O almeno, non alla destinazione che si era prefisso: intuiamo che vengano portati al campo-base di Isserley, un cottage nella campagna circostante. Dove si vocifera stia per arrivare l’affascinante e riverito Amlis Vess, figlio del magnate delle Vess Industries e mandante di queste strane sparizioni. Un uomo bellissimo, capiamo dai pensieri di Isserley. Mica come quei vodsel grassi e glabri che si carica ogni giorno in auto. Cosi, insieme ad Amlis entriamo anche noi nei segreti di Ablach Farm, e i suddetti conti iniziano a tornare.
Il romanzo di mistero si trasforma, un po’ pretenziosamente, in inchiesta sui sentimenti. Si illumina il passato doloroso di Isserley, il mal di vivere del bellissimo e ricchissimo Amlis, e la sorte dei vodsel. Ma, unico punto in comune con Il petalo, neppure qui c’è spazio né tempo per la redenzione.
Di certo Sotto la pelle, che in realtà è l’opera prima di Faber, deve fare i conti con le aspettative che Il petalo cremisi ha generato, e forse da questo confronto è penalizzato. Di certo Faber conferma le proprie doti di talentuoso narratore, ma la virata dall’incipit avventuroso-fantascientifico alla conclusione che tocca temi umani universali come la compassione, la responsabilità delle proprie scelte, la crescita interiore è quantomeno brusca, e i colpi di scena che rivelano la verità sulle attività di Isserley hanno un impatto troppo violento per permettere poi al lettore, dopo poco, di calarsi in un’atmosfera delicata e intimista di speculazioni esistenziali.
Qualcuno ha parlato di un romanzo che si interroga, attraverso la figura di Amlis, il rampollo più illuminato che imprenditore, sul senso del potere. Ma è una spiegazione che non tiene: Amlis appare, elucubra coscienziosamente su concetti come la pietà e le differenze sociali, poi scompare. Casomai resta Isserley a pagare fino in fondo. Tutto ciò che è lecito aspettarsi è un romanzo ben scritto e appassionante. E aspettare The courage consort, di prossima pubblicazione.
Michel Faber è nato nel 1960 nei Paesi Bassi e vive in Scozia in una stazione ferroviaria abbandonata. In Italia è uscito con Il petalo cremisi e il bianco e prossimamente con The courage consort.
Sotto la pelle è il suo primo romanzo, tradotto per Einaudi da Luca Lamberti.
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