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cultura dell'immagine e della parola

Intervista a Beppe Calzolari (seconda parte)

A proposito del fumetto d’autore, si può dire che in Italia la sua epoca si è ormai chiusa?

Si, ormai in Italia non c’è praticamente più. Probabilmente per una questione di costi. Se si escludono rari casi di editori lungimiranti, in linea di massima si tende a seguire l’esempio delle testate di successo, seguendone l’onda in maniera pedissequa: quella testata vende 100.000 copie? Bene, copiamone le qualità crome, così siamo sicuri che riusciamo a piazzarne almeno 20.000 e ce la caviamo. Quindi il problema qual è? Il problema è che esiste una mancanza di convinzione nelle capacità comunicative del medium fumetto già a monte, internamente al nostro mondo, tra gli addetti ai lavori. E questo è inconcepibile. Perché se non c’è credibilità non c’è neanche affezione.
E l’affezione è una componente importante per il lettore italiano, perché porta all’abitudine, alla raccolta e, col tempo, alla collezione. Il problema è che in Italia, l’affezione è sempre stata ricercata solo ed esclusivamente attraverso la serialità, che, paradossalmente, si è rivelata un male per la produzione del Bel Paese. Perché, mal interpretata, ha portato gli editori a fissarsi sui personaggi, che col tempo sono diventati marchi da giostrare tra una serie di autori, anziché sugli autori stessi. In questo modo il lavoratore del fumetto si è visto costretto a dover operare sempre sugli stessi soggetti, senza possibilità di rinnovamento. Ed è così che la sperimentazione e il fumetto d’autore, che da sempre sono strettamente correlati tra loro, sono andati via via sparendo.

Cosa ne pensa della concorrenza di altri mercati nel nostro Paese?

Questa situazione di stallo, con un’incredibile stagnazione di idee e progetti, ci impedisce, tra le altre cose, di esportare i nostri prodotti. A causa della nostra debolezza interna, paghiamo lo scotto anche nel confronto con altri mercati. Ci lamentiamo spesso delle invasioni Marvel, Dc o Manga, ma la realtà è che polemizziamo contro queste importazioni perché siamo invidiosi della dinamicità di questi Paesi, estremamente abili dal punto di vista della sperimentazione e del marketing promozionale. La verità è che dovremmo imparare da loro come dare linfa vitale alla nostra produzione.

Come si pone e cosa si propone la vostra scuola all’interno di questo quadro problematico?

All’interno di questo desolante panorama, la nostra scuola, nata nel 1979 e prima nel suo genere in Italia, capace di seguire 120 iscritti suddivisi in tre diverse “annate”, si propone di fornire una preparazione completa ai nostri studenti. Il percorso prevede innanzitutto 20 ore settimanali, per un totale di 620/630 ore all’anno. Si passa attraverso una serie di step che i ragazzi fanno fianco a fianco con gli insegnanti, che conoscono il fumetto anche a livello lavorativo, essendo dei professionisti in materia. Anatomia, geometrico, disegno dal vero, fumetto, caricatura, sceneggiatura: l’idea è quella di trattare tutti gli aspetti del mestiere. Insomma, cerchiamo di riempire una lacuna reale presente a livello pratico e accademico in Italia. E devo dire che ci riusciamo bene, se si considera che per i diplomati nella nostra scuola abbiamo una percentuale di inserimento nel mondo del lavoro del 65/70%. I risultati ci danno ragione, quindi evidentemente il problema è quello di riuscire a inculcare nella cultura di massa della nostra nazione che il fumetto deve essere considerato nella sua piena dignità di lavoro, mestiere e opera d’arte. Per questo curiamo presso i nostri iscritti sia la dimensione artistica che quella concettuale, di elaborazione di un progetto. In modo tale che, una volta usciti da qui, possano presentarsi da un editore accompagnati magari da un volume pubblicato con la nostra collaborazione e curato in ogni suo aspetto.

Sta facendo riferimento alla casa editrice nata sotto l’egida della sua scuola?

Si, perché proprio per questo motivo è nata la SF Edizioni. La nostra casa editrice serve proprio come trampolino di lancio per i nostri studenti: tutti i lavori da noi pubblicati sono realizzati da professori, studenti o ex allievi del nostro istituto. Ogni progetto viene studiato appositamente per un allievo particolarmente meritevole, in modo da dargli la possibilità di eseguire un lavoro completo, dalla sceneggiatura alla realizzazione delle tavole, passando per l’impaginazione e il layout, senza dimenticare tutto ciò che concerne la pubblicazione, il formato etc. etc… Usciti di qui con alle spalle un’esperienza di questo tipo, i nostri ragazzi possono presentarsi nel mondo del lavoro andando da un editore accompagnati dalla solidità di un progetto editoriale curato in ogni sua minima parte, forti di un’esperienza che nessun’altra scuola in Italia è in grado di offrire.
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Vuole concludere con un messaggio in particolare?

Vorrei fare un appello: sceneggiatori e disegnatori d’Italia, andate all’estero per rendervi conto delle condizioni di lavoro dei vostri colleghi stranieri e imparate a far valere i vostri diritti; solo così si apriranno nuove strade al fumetto italiano, solo così l’Autore avrà abbastanza peso all’interno degli ingranaggi di mercato per consentire il giusto respiro alla sperimentazione.
E solo tramite la sperimentazione l’Italia potrà uscire dall’immobilismo in cui sembra essere caduta.

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