Un amore a 360 gradi
Quale migliore bandiera per la promozione del Viagra di un grande intenditore dei benefici dati dalle frequenti sex session? Amore e altri rimedi nasce così: dalle memorie di un ex-rappresentante della multinazionale farmaceutica Pfizer, che sfonda il mercato quando viene intro-dotta la rivoluzionaria pillola blu. L’alter ego dell’improvvisato scrittore veste i panni di Jake Gyllenhaal, un aitante sciupafemmine molto intraprendente e pieno di risorse. La parte femminile, di cui non si parla nel libro, è affidata alla bella e brava Anne Hathaway, lanciatasi in inedite scene di nudo che, per quanto ricorrenti, non tolgono spessore al film, ma caricano di significati ulteriori il rapporto tra i due protagonisti. Amore e altri rimedi è il non plus ultra della romantic comedy contemporanea, una storia di quelle che non se ne vedevano da tempo, visto che trame del gene-re ricadono per lo più nel filone ottocentesco e negli adattamenti da Jane Austen (che la Hathaway stessa interpretò nello struggente Becoming Jane – Julian Jarrold 1997). Immaginatevi un Orgoglio e pregiudizio traslato nel 2010: probabilmente, in quel tira e molla tra i due protagonisti, in quell’orgoglio che qui appartiene forse più alla donna che all’uomo, sono riconoscibili le stesse meccaniche dei romanzi sentimentali. Solo che qui c’è anche il sesso e, non da ultimo, la critica al monopolio farmaceutico detenuto dalle grandi multinazionali, con relativa connivenza tra medici e case farmaceutiche stesse, in una reciproca caccia al facile guadagno.
Edward Zwick, noto per film di ampio respiro come Vento di passioni (1994), L’ultimo samurai (2003) e Blood Diamond (2006), con Amore e altri rimedi circoscrive la storia entro le mura do-mestiche e ospedaliere: da una parte il loft colorato e disordinato in cui vive l’artista Maggie, dall’altra gli spazi squadrati e ordinati di studi medici, sale d’aspetto e corsi di formazione. Zwick riesce a confezionare una commedia romantica brillante e dinamica da più punti di vista: dalla quantità di eventi descritti, al montaggio utilizzato che non lascia spazio a tempi morti per finire coi dialoghi, costruiti su beat incalzanti. La sequenza del corso professionale per diventare rappresentante farmaceutico Pfizer è un esempio perfetto e a sé stante, come un film dentro il film, di questa forma di comunicazione. Le scene comiche non mancano e sono spesso generate dal fratello minore di Jamie. Quelle di intimità sono funzionali a trasmettere il senso di naturalezza con cui Maggie e Jamie affrontano il sesso; non si tratta di scene erotiche, ma di semplice vita di coppia. Altra irriducibile presenza è quella della musica: una colonna sonora fatta di canzoni note (da Bob Bob Dylan a Beck, da Regina Spektor a Fatboy Slim) che costituiscono l’impalcatura del film e ne segnano il ritmo. Il lungometraggio risponde in tutto e per tutto ai canoni del genere che vuole, all’inizio, i due protagonisti riluttanti a manifestare i propri sentimenti e a lasciarsi andare emoti-vamente e, alla fine, gli stessi che sacrificano una parte di sé (che sia l’orgoglio o la promozione sul lavoro) per accogliere l’altro con una promessa di nuova vita.
Maggie e Jamie partono, ciascuno, col proprio need: per lei è quello di abbandonare il cinismo a cui è approdata anche a causa del suo precoce Parkinson, per lui è quello di imparare ad amare con il cuore. Jamie vive un vero e proprio viaggio dell’eroe, partendo dal mondo ordinario fatto di leggerezza e facili avventure per arrivare al mondo straordinario della medicina (dissacrata), della malattia (il Parkinson), dell’amore. Ci sono le soglie da superare all’ingresso del mondo straordina-rio e la difficoltà ad uscirne cambiato (il turning point in cui si ribaltano le carte in gioco tra lui e Maggie, in cui lei riesce a dire “ti amo” quando Jamie sembra averci ripensato); gli aiutanti (il dot-tore) e gli antagonisti (il rappresentante del Prozac). Fino al rush finale strappalacrime, che non comporta alcuna caduta nel melodramma. Amore e altri rimedi è una romantic comedy coi fiocchi, che non parla solo di amore, ma anche di sesso. Che non parla solo della tragicità della malattia, ma che ne scopre le carte nascoste. Che non dice solo della difficoltà di amare, ma anche e so-prattutto della capacità di sacrificarsi con dedizione all’altro.
Curiosità
Il film si ispira al libro Hard Sell: The Evolution of a Viagra Salesman di Jamie Reidy, ex-rappresentante della Pfizer.
A cura di Valentina Vantellini
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