Francesi raffinatamente hollywoodiani
Pascal Chaumeil debutta sul grande schermo con una commedia intrisa di azione e romanticismo, brillante, dinamica e con pochi tempi morti, merito forse della lunga esperienza maturata dal regista in televisione e pubblicità. La trama è fitta di episodi divertenti ed è ben architettata, dimostrandosi strutturalmente più vicina ai film hollywoodiani classici che a quelli francesi, tant’è che gli sceneggiatori non nascondono di avere tratto ispirazione dal celebre Accadde una notte di Frank Capra (1934). L’attenzione dello spettatore è catturata, oltre che dai ritmi comici calibrati e dall’istrionismo del protagonista Romain Duris (finora visto per lo più in ruoli drammatici o comunque più pacati), anche dal furbo riferimento a icone degli anni Ottanta, dagli Wham a Dirty Dancing (Emile Ardolino, 1987) fino alla stessa Vanessa Paradis stessa. La pellicola è metà comedy on complications e metà romantic comedy, con i rispettivi ingredienti accuratamente dosati sul piatto della bilancia. A volere essere più precisi, la sottotrama, che vede la squadra spacca-coppie nelle grinfie di uno strozzino, riveste il film anche di un’alone di black comedy.
L’opening di Il truffacuori è, sulle prime, un po’ spiazzante, ma il segnale che ci troviamo di fronte a una commedia arriva ben presto: l’alter ego di Duris, Alex Lippi, dopo avere sedotto la prima vittima con commovente romanticismo,si volta verso lo spettatore e prepara il volto alla ricorrente scena degli occhi lacrimanti con cui confessare alla donna ormai conquistata che il destino vuole che si debbano dividere (e la mente vola alle atmosfere alla Casablanca). Il pubblico è definitivamente introdotto nel mondo spiritoso e vivace del film quando scopre che la colomba bianca che vola nel deserto è manovrata dalla strana coppia Mélanie-Marc (il cui solo aspetto comunica la stramberia che dovremo aspettarci da questo personaggio). Il film ha una struttura circolare, che parte e si chiude con le due sequenze all’aeroporto, in cui la squadra al completo si avvia al check-in in slow-motion, come a volere investire il trio di un’aura eroica e stoica. Il voice-over di Alex tratteggia il manifesto della mini-società: «Nella coppia ci sono tre catregorie di donne: quelle felici, quelle che sono infelici, ma lo accettano e quelle che sono infelici, ma non lo ammettono. Quest’ultima categoria è la base del mio lavoro. Mi chiamo Alex Lippi, sono uno spezzacoppie professionista». È definita qui la supposta moralità del mestiere di Alex & Co. In chiusura, prima della risoluzione, la frase ritorna ed è arricchita dalla descrizione della strategia adottata: «Il nostro mestiere: spezzare le loro coppie. Il nostro scopo: aprire loro gli occhi. Il nostro metodo: la seduzione. Ma attenzione, noi spezziamo le coppie, mai i cuori».
Eroe e amante sono ben caratterizzati, ciascuno con le proprie idiosincrasie e coi propri difetti. La pellicola, come vuole il genere della comedy on complications,si svolge spesso all’interno dell’hotel in cui albergano Juliette, il team di Alex, il padre della sposa e lo strozzino, oltre alla destabilizzante figura dell’amica di Juliette. Ciascuno, naturalmente, con un proprio scopo all’interno della storia. Ogni camera racchiude così un microcosmo distinto, ma che si interseca continuamente con gli altri in modi comici e inaspettati. Insomma, Il truffacuori è una commedia francese ben riuscita, piena di colpi di scena e sana comicità. Sembrerebbe che la ricetta americana, calata nelle singole realtà nazionali, funzioni e risulti più ricca e convincente degli originali, spesso prodotti come in catena di montaggio.
A cura di Valentina Vantellini
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