Dolce morte, vita punk
Arriva nelle sale italiane sulla scia della vittoria al Festival di Roma 2010, Kill Me Please, scintillante e nerissima commedia dell’eclettico Olias Barco. La storia è nata quando, dopo le critiche al suo primo lungometraggio, Showboarder (2003), il regista francese pensò al suicidio ma seguì il suggerimento dell’amico sceneggiatore Stephane Malandrin di trasformare quel sentimento in cinema. Per riuscirci, però, è dovuto emigrare in Belgio, “un paese che accoglie i rifugiati artistici”, dove le case di produzione La parti, già produttrice de Il cameramen e l’assassino (C’est arrivé près de chez vous, 1992), e Les armateurs (Appuntamento a Belleville – Les Triplettes de Belleville, 2003) gli hanno concesso i finanziamenti necessari. Il visionario Dottor Kruger, dal nome di un gerarca nazista, ma anche evocazione del protagonista della serie horror Nightmare, ha realizzato il sogno di creare una casa di cura dove darsi la morte non è più ritenuto un peccato ma un diritto costituzionalmente garantito. Il desiderio di morire attirerà al suo cospetto un campionario di stravanti personaggi: malati terminali, depressi, feticisti, imbroglioni e un soprano con un cancro alla gola, interpretato brillantemente dalla cabarettista trans Zazie de Paris, già coach per Quentin Tarantino durante la lavorazione di Bastardi senza gloria (2009), in versione leopardata sia in sullo schermo che sul tappeto rosso di Roma.
Economia del suicidio
Al primo impatto, l’istituto disperso tra le colline innevate di un Belgio che sembra la Svizzera ricorda le antiche e tetre dimore dei classici dell’horror anni Trenta e la pellicola, puntinata, polverosa e in bianco e nero, rafforza tale sensazione. La macchina da presa, sempre addosso agli attori, non si ferma mai, vibrando anche quando sembra posarsi su un primissimo piano mentre lo stile documentaristico mescola le carte dei generi virando dal grottesco al noir, dal pulp alla farsa (senza volgarità), fino al western. Temi delicati come la disperazione, il dolore, il suicidio e l’eutanasia sono trattati con humor nero e spiazzante sfrontatezza in un film irriverente come quelli di Marco Ferreri e cinico come Louise Michel (Benoît Delépine e Gustave de Kervern, 2008). Memorabile quanto surreale la lezione di “economia del suicidio” che il dottor Kruger tiene nel finale ad un alunno non consenziente; una lucida riflessione sull’etica, sulla dignità umana e, forse, sull’essenza e le contraddizioni del capitalismo. Dolce morte, vita punk!
Curiosità
Al Festival di Roma 2010 Kill Me Please, oltre al Marc’Aurelio per il miglior film, ha vinto il Mouse d’Oro, premio della critica on-line. Durante la premiazione Olias Barco lo ha definito “Un film punk premiato da una giuria punk” mentre Zazie de Paris intonava la Marsigliese dedicandola a Nicholas Sarkozy!
Filmografia
• Kill Me Please (2010)
• Showboarder (2003)
A cura di Raffaele Elia
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