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Aridateci Paranormal Activity!

Aridateci Paranormal Activity!

Avevamo già intravisto l’unione del mockumentary con con il filone esorcistico nel finale di Rec e per buona parte in Rec 2. Ma in questo Last Exorcism prodotto da quel furbone di Eli Roth la matrice demoniaca è decisamente elevata all’ennesima potenza. Fin dalla sua storia: il falso documentario stavolta segue le vicende di un predicatore che vuole mostrare al mondo intero come la pratica dell’esorcismo in realtà sia una truffa bella e buona. Nemmeno a dirlo, durante la sua missione presso un’adolescente dichiarata posseduta dal padre, il giovane predicatore (e la troupe che si è portato dietro) si dovrà convincere del contrario.

Interamente imbastito sullo stile che ha reso famoso il genere (da The Blair Witch Project fino appunto a Rec), Last Exorcism appare da subito un prodotto fin troppo aderente ai cliché del caso. Ma ciò che davvero non riesce a convincere del film diretto dal tedesco Daniel Stammil è proprio la scelta stilistica di percorrere la narrazione con un susseguirsi troppo rapido di diverse inquadrature in real time, conferendo di fatto un carattere quasi alternato al montaggio e sfociando ben presto nella pura fiction. Ecco il punto più debole di questo Last Exorcism: una scelta stilistica ibrida e poco convincente che non aiuta affatto a coinvolgere lo spettatore a immergersi in quel realismo soggettivo tipico del mockumentary. Tanto che alla fine si è obbligati quasi a rimpiangere la camera fissa di Paranormal Activity.

Non basta dunque la buona prova dell’attrice Ashley Bell, che cerca di giocare abilmente sull’ambiguità della posseduta (ed è una delle poche cose buone che emerge): Last Exorcism è deludente, ed è un esempio lampante di come la promozione marketing di un film possa rischiare di oscurare e mettere in secondo piano la sua produzione. Dimostrando che declinare in modo approssimativo il mockumentary in un sottogenere horrorifico senza rispettarne le caratteristiche non sempre può funzionare.

Curiosità
Per la promozione del film negli Usa si è pensato di affidarsi alle “random experiences 2.0”: è già famosa la campagna virale del film che ha sfruttato il sito Chatroulette, il fascino di una provocante ragazza e, naturalmente, della sua metamorfosi “demoniaca”…

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