La dura legge del “bush”
È davvero un regno degli animali. Joshua non ha ancora diciotto anni e si ritrova a doversi confrontare con la morte della madre, che avviene proprio sotto i suoi occhi. Molte delle scene del film vogliono provocare questo terrificante balzo in cui dalla situazione più banale e tranquilla, magari di intimità familiare, si passa drammaticamente a un evento violento e sconvolgente. Le riprese seguono i movimenti dei personaggi, affidandosi spesso al supporto stabile ma in movimento di una steadycam. I personaggi sono diversissimi, e se Joshua (interpretato dall’esordiente e bravo James Frencheville) appare freddo e lontano dalle dinamiche del “branco”, rivelando pian piano un’intelligente presa di coscienza, il suo silenzio significa lontananza e distacco, ma non solo perché si evolve in lucida determinazione. Inquietante è invece lo zio detto “Pope” (Ben Mendelsohn), colmo di violenza e totalmente privo di coscienza, come un animale legato esclusivamente alle sue pulsioni più istintive. C’è poi la figura della nonna, Janine, amorevole, affettuosa, iperprotettiva, ma che nasconde un lato oscuro e malvagio, mascherato dai suoi sorrisi, dalle sue dolci maniere.
La parabola del criminale è quella di colui che nasconde ciò che deve sapere, con il fine di non crollare, di non essere sopraffatto dagli altri del branco. Nella vita i membri di questo regno sopravvivono anche a dispetto degli altri, spartendo le vite al margine, allo stesso modo nel quale tagliano la cocaina con la lametta. Per chi vuole uscire non esiste via di scampo, non esiste protezione alcuna se non sottomersi alla dura legge del bush, dove migliaia di insetti incazzati muoiono prima del giorno, tra le mura fatte dallo spettacolo millenario degli alberi di una foresta. E dove a vincere sono soltanto i più forti.
David Michod, alla sua prima esperienza nel lungometraggio dopo alcuni lavori come documentarista, rivela gran parte del suo talento, a partire dalla composizione fotografica, fino all’efficace caratterizzazione dei personaggi, visti come animali anche quando giocosamente lottano tra di loro. Il film che è stato presentato allo scorso Festival del Film di Roma 2010 e che ha vinto il Gran Premio della Giuria al Sundance 2010, è l’espressione anche della nascente corrente cinematografica australiana.
A cura di Nicole Braida
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