hideout

cultura dell'immagine e della parola

Mangia, ridi, sorridi

Mangia, ridi, sorridi

Claudio Bisio è un volto comico televisivo, di cui sono note le possibilità anche drammatiche, emerse (in sordina) con qualche titolo cinematografico. Alessandro Siani è cresciuto sul palco, affacciandosi sul grande schermo quel tanto per promettere bene, ma non benissimo. Chi si reca, forse anche giustamente, con un po’ di pregiudizio in sala per il remake di Bienvenue chez les Ch’tis, in Italia Giù al Nord, del francese Dany Boon, non potrà che godere invece di una “commedia commedia”, e quindi, esilarante, scacciapensieri e un po’ tenera, come tutte quelle belle pièce bein faite i cui personaggi sono ben strutturati e ben interpretati.

Ha fatto bene Luca Miniero (che non aveva convinto troppo con Incantesimo napoletano), a puntare su questi due attori formatisi altrove: Bisio è ineccepibile, Siani è riuscito a contenere la sua verve, che in genere tende all’eccessivo, contribuendo con sue le battute improvvisate al meccanismo del film senza stancare, rivelandosi più tenero del solito. Per non parlare dei comprimari: Angela Finocchiaro che finalmente ritorna alla comicità, la sua chiave migliore, Nando Paone e Giacomo Rizzo (Costabile piccolo e Costabile grande), due importanti comici del teatro napoletano, l’incomprensibile caratterista Salvatore Misticone (rinunciate a seguire i discorsi del signor Scapece) e persino Valentina Lodovini rende bene, sebbene non napoletana d’origine ma ormai d’adozione, bissando il ruolo dopo Fortapàsc di Marco Risi. Sostanzialmente il plot è lo stesso del soggetto originario, riadattato culturalmente all’Italia e ai suoi stereotipi, quell’odio tra nord e sud che sul grande schermo fa sempre ridere, ma nello spettacolo quotidiano offerto dal piccolo schermo, con i suoi attori principali e cioè parte della nostra classe politica, fa raggelare il sangue nelle vene. Riderci su non è una cattiva idea. Le nebbie e le psicosi dei milanesi, preoccupati soprattutto per il pericolo del colera (come fai a dir loro di no). I lassismi, le abbuffate e le sparatorie dei napoletani (come si può negare). Il film lavora in modo intelligente sui pregiudizi che noi stessi abbiamo l’uno dell’altro, architettati sapientemente anche dalla cattiva informazione (“orecchio” ai telegiornali che ascolta Angela Finocchiaro in casa). E sulle due lingue differenti, reciprocamente inaccessibili, di cui ahimè parte del pubblico italiano non riuscirà ad afferrare che una piccolissima parte (i sottotitoli spaventano lo spettatore medio, ma avrebbero potuto colmare qualche difficoltà).

La guerra nord-sud culmina nel tableaux vivant che i residenti della perla cilentana inscenano per permettere ad Alberto di continuare ad apparire come un eroe agli occhi della moglie: in quella sequenza c’è tutto, la derisione arguta e totale dei clichè, divertiti e divertenti, e non pietosi, irritanti e chi più ne ha più ne metta dell’orrendo Mangia, prega, ama (in cui l’Italia è ovviamente Mangia, ma anche Impreca, Urla e Offendi). Una piccola rivincita del nostro cinema su quello hollywoodiano, scritto e interpretato con passione, vincente nel non scontato connubio tra comicità e ironia.

Curiosità
Le due vecchiette con cui Bisio e Siani sono costretti a fare il rosario compaiono in quella sola scena ma sono state selezionate per la locandina. Tra una preghiera e l’altra dicono con lo stesso mono-tono “arò jate”, che vuol dire “dove andate”. Purtroppo questa e molte altre battute sono poco afferrabili per gli spettatori non-napoletani.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»