Sussuri e… sospiri
Dopo Lezioni di piano, la regista neozelandese Jane Campion ci dà lezioni su John Keats (1796-1821), ispirato e sfortunato poeta del Romanticismo inglese che ha fatto della sua brevissima vita una poesia vissuta. Bright Star – dal titolo di uno dei suoi sonetti – è non solo biopic, ma anche dichiarazione poetica e romance paradigmatico, che si nutre di momenti estatici per poi cadere in abissi di disperazione. I versi e la prosa di Keats si materializzano nella voce del suo “medium” Ben Wishaw «naturally as the leaves to a tree», così come la poesia vera e il vero amore dovrebbero fare. Della “love story” – alla Love Story di Arthur Hiller con Ryan O’Neal (1970) – Bright Star ha tutte o quasi le caratteristiche, in una danza che che va dalla circospezione iniziale al corteggiamento fino all’innamoramento; in un viaggio sensoriale dalla speranza alla disillusione. I silenzi di cui è fatto il film, i sospiri, i sussurri, gli sguardi tessono la fragile trama dell’amore sublimato, in cui gli amanti fondono le anime e lo spirito al di sopra del corpo, in un darsi completo e incondizionato all’altro che non tiene conto della contingenza del mondo reale – contro cui, inevitabilmente, si infrangerà al momento del confronto. Le immagini del film sono vere e proprie metafore visive, poesia pura resa visibile agli occhi. Un chiaro esempio è dato dalla scena in cui Fanny, nella raffinatissima interpretazione di Abbie Cornish (altro che l’interminabile primo piano di Nicole Kidman in Birth, di Jonathan Glazer, 2004), si sdraia sul letto, lasciando che la brezza primaverile si faccia strada dalla finestra aperta, attraverso i veli delle tende.
La pellicola è idealmente divisa a metà da una linea tracciata dai versi di Ode to a Nightingale (1819), che ritorna nel finale, sopra i titoli di coda – bellissima e perfetta – nel voice-over su fondo nero con accompagnamento musicale – lo stesso che scandisce l’inizio del film, il suo primo quarto e l’ultimo tempo. Con eleganza formale e contenutistica, la specularità tra poesia e vita emerge mano a mano nel racconto, strutturato circolarmente, come a ripetere in immagini le rime imperfette della produzione del grande talento spezzato anzitempo. Unico lato dolente del lungometraggio è un primo atto con i tempi lunghi dello sceneggiato televisivo in costume. Un andamento iniziale incerto, quindi, tanto più destabilizzato dalla diffidenza dello spettatore conoscitore della poesia e della vita di Keats (qui nell’adattamento della biografia di Andrew Motion). Nobilitano, comunque, questa prima parte gli eccelsi costumi e la scenografia accurata, oltre a una regia attenta a creare quadretti di vita e di “emozioni” incorniciati dagli stipiti delle porte o catturati in lontananza oltre i vetri/barriera delle finestre.
Tutto il film è racchiuso nel sonetto da cui il titolo:
Bright star, would I were steadfast as thou art —
Not in lone splendour [ … ] —
No — yet still stedfast, still unchangeable,
Pillow’d upon my fair love’s ripening breast,
To feel for ever its soft fall and swell,
Awake for ever in a sweet unrest,
Still, still to hear her tender-taken breath,
And so live ever — or else swoon to death.
Se l’amante – dai tempi di Tristano e Isotta, Abelardo ed Eloisa, fino al cavaliere della Belle Dame Sans Merci – è costretto, per cause di forza maggiore, a separarsi dall’amato, tanto vale lasciarsi cullare nel desiderio di morte e, infine, abbandonarsi alla morte stessa. Eppure, sul labile confine che separa la realtà corrotta dal sogno di bellezza perfetta, perfetta felicità e armonia tutto si confonde e l’immaginazione prende continuamente il sopravvento. Ma l’immaginazione, Keats lo sa, non sa che il richiamo al mondo reale non può essere eluso e incombe su di lui la consapevolezza del rovescio della medaglia. «Do I wake or dream?» chiosa sui titoli di coda Ben Wishaw, alias John Keats. Ecco l’essenza della Waltanschaung romantica d’oltralpe.
Curiosità
Le poesie (sonetti, odi ecc.) di John Keats citate nel film sono: Endymion, When I Have Fears That I May Ceased to Be, The Eve of St Agnes, Ode to a Nightingale, La Belle Dame Sans Merci e Bright Star.
A cura di Valentina Vantellini
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