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Un viaggio senza lacrime

Un viaggio senza lacrime

Non si fa capolino a questo mondo accompagnati da un manuale d’istruzioni. Se ne accorge anche Joe (Clive Owen), l’alter-ego cinematografico di Simon Carr, quando si ritrova a dover crescere il piccolo Artie, in seguito alla morte della madre. Percepito lo sconvolgimento interiore, Joe intraprende un viaggio nelle profondità della mente confusa e inquieta del figlio per sperimentare con lui nuove modalità educative – liberandosi dai perbenismi e dalle convenzioni degli adulti – nel laboratorio della felicità.

Forse perché il film è tratto dal romanzo autobiografico The Boys Are Back in Town, il regista sembra volersi offrire quale piattaforma neutrale attraverso cui narrare la storia. Proprio per questo però, in certi punti Ragazzi miei sembra una semplice trasposizione degli episodi narrati nel libro.

Alcuni momenti e personaggi (le apparizioni della madre morta, la figura stereotipata della nonna conservatrice) appaiono come degli aridi escamotage narrativi. L’aspetto più interessante e innovativo della vicenda, ossia l’approfondimento psicologico di Artie, viene messo in disparte per dare più spazio alla simpatia del personaggio (e dell’attore).

Tuttavia, la bravura di Scott Hicks, già regista di Shine, sta nel non essere rimasto intrappolato nella facile scorciatoia delle lacrime-a-qualunque-costo.

Nel complesso il film ci regala una bella fotografia di nitidi panorami rurali australiani, alcune buone performance attoriali (Nicholas McAnulty), e una bella colonna sonora, che comprende alcuni brani dei Sigur Ròs – le cui sonorità introspettive creano un contrasto piacevole con la fotografia luminosa e i panorami aperti.

Curiosità
Ragazzi miei è stato l’ultimo film distribuito da Miramax prima che lo studio chiudesse nel Gennaio 2010.

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