Intervista a Urs Domingo Gnad
Una domanda di rito: dicci qualcosa sul tuo background artistico. Come hai iniziato la tua carriera come regista? Sei molto giovane ma Egotrip dimostra che hai delle capacità promettenti…
Prima di realizzare film mi sono dedicato alla fotografia e alla pittura, che è tutt’ora parte importante della mia vita. In realtà avevo pianificato di studiare in una tradizionale scuola d’arte. Il problema è nato quando i titoli dei miei quadri sono diventati di volta in volta sempre più lunghi. Volevo dire qualcosa di più di quanto mi permetteva una sola immagine. Così quando ricevetti la mia prima videocamera mi sentìi per la prima volta a mio agio. Da quel giorno non l’ho più posata e ne sono ancora dipendente!
Il tuo film ha fatto ridere di gusto la platea, sia perchè ha sorpreso che perché ha saputo provocare. Come è nata l’idea di Egotrip?
Volevo fare un film in cui un ragazzo riusciva a essere più veloce di se stesso. Specialmente perché tutti, al giorno d’oggi, cercano di essere sempre più veloci ed efficaci. L’idea nasce da un gioco che facevo quando ero bambino: quattro ragazzi corrono attorno a un tavolo da ping pong e colpiscono la palla verso il lato opposto in cui si trovano. Chi manca la palla viene eliminato. Gli ultimi due giocano una partita normale di ping pong. Mi sono sempre chiesto se fosse stato possibile giocare a questo gioco da solo.
Come hai realizzato questo film incredibile? È composto da una sola sequesnza o è il frutto di un abile montaggio digitale?
È una sequenza unica, analogica. Mi ci è voluto un po’ per idearla. Ma questa semplice idea ha funzionato una volta sola: gli altri due giorni di ripresa il mio attore non prendeva la palla, c’era troppo vento e perfino dei cani sullo sfondo. Si gelava e al primo giorno di riprese ho creduto che la crew volesse uccidermi. Alla fine ce l’abbiamo fatta e siamo andati a fare colazione.
Mi piacerebbe sapere le tue impressioni sul Milano Film Festival.
Il Milano Film Festival è fantastico! Credo che l’età media di questo evento sia stata fra i 25 e i 30: una cosa che non avevo mai visto prima. L’interesse verso i cortometraggi è stato immenso: ti fa sentire bene essere preso sul serio dalla gente della tua generazione. Lo staff fa un lavoro incredibile (grazie!). Mi auguro che vadano avanti così. Mi piace anche Milano: una sacco di gente giovane che ho conosciuto odia la loro città. Anche in Germania c’è questo atteggiamento. Invece credo che sia il posto perfetto per iniziare qualcosa di nuovo: bisogna essere creativi e cambiare qualcosa.
La Germania ha sempre partecipato al Milano Film Festival e sempre con film di alta qualità, come quest’anno. Che puoi dirci sui festival tedeschi?
Mi sono sorpreso per il numero di film tedeschi presenti a questa edizione. Ci sono molti festival in Germania e anche qualche scuola di cinema. La produzione è ancora finanziata dallo stato. Forse questo spiega la qualità di questi prodotti. In ogni caso, l’aspetto più importante resta l’idea. Alcune delle migliori idee non hanno bisogno di finanziamenti per essere realizzate.
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A cura di Francesca Arceri
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