Solitudine e incertezze tra realismo e dimensione onirica al Rione Esquilino
Già autore di clip musicali, cortometraggi e documentari, Claudio Noce arriva alla regia con questo film intimista e ruvido, ma, in fondo, delicato, nella sua essenza. Good Morning Aman è una pellicola intensa che vede, fra gli altri, la superba interpretazione di Valerio Mastandrea. L’opera, già presentata alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia (24° Settimana internazionale della Critica), celebra l’incontro di due solitudini che si avvicinano e si aiutano a vicenda. Mastandrea si è detto contento di aver fatto un film che lo ha molto aiutato a crescere, sia sul piano professionale che su quello umano. I due personaggi principali sono carichi di rabbia e dolore, ma anche di energia intrappolata dentro i propri fantasmi del passato. Aman e Teodoro sono esistenze ai margini della società, due irrisolti che in qualche modo si incontrano e provano a confortarsi davanti alla durezza della vita.
Good Morning Aman è un bel film coraggioso sul conflitto interrazziale, sui sogni e sulle illusioni che tanti di noi incontrano sul proprio cammino. Sullo sfondo di una Roma multietnica, è il racconto di un riscatto sociale e dell’incontro di due anime in pena, che soffrono e che stanno cercando di dare un senso alla loro vita. Ne nascerà un’amicizia sofferta, difficile, patita, raccontata dal regista in maniera – il paragone non è azzardato – pasoliniana. La capitale viene descritta come una città che pullula di etnie diverse, cuori alla ricerca di qualcosa che potrebbe anche non arrivare. È caotica ma forse anche un po’ anonima e, in questo, non assomiglia a Roma. Claudio Noce è duro ma offre il ritratto lucido e senza sbavature di una situazione sempre più frequente, soprattutto nelle metropoli. Il suo film è un’opera ben scritta e diretta, sensibile, dallo stile pungente e avvolgente, che sa di indagine sociale e si snoda sulla struttura drammaturgica a doppio piano realismo/pensieri per immagini in un sapiente gioco di fotografia e movimenti di macchina e uno splendido montaggio allucinato. Noce è bravo nel ritrarre la realtà con un approccio personale e crea un’atmosfera che ha il sapore di un certo Scorsese, o di Spike Lee. È molto interessante notare l’uso che fa della “romanità” scegliendo un attore “molto romano” come Valerio Mastandrea e coinvolgendo in quel modo di fare romanesco (dallo stile linguistico agli atteggiamenti) aggressivo e testardo anche il giovane immigrato Aman.
Mastandrea non è solo interprete, ma anche produttore associato di questo film poco retorico e per niente “politically correct”. Bel ritmo, sceneggiatura ben costruita, attori azzeccati. Che il cinema italiano abbia davvero voglia di voci diverse e pensieri nuovi?
A cura di Claudia Verardi
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