“La prova del cuoco” … all’americana
Semplicità formale e chiarezza d’intenti fanno di questa commedia ibrida un piccolo capolavoro, intreccio sapiente dei motivi della biografia al femminile con quelli del racconto sulla ricerca della felicità attraverso l’autorealizzazione. Perno della vicenda, dopo le e-mail che scandivano le fasi del romance in C’è post@ per te, è un altro attualissimo strumento di espressione, il blog, diario online che registra, giorno per giorno, le avventure e disavventure, come pure gli interessi e le emozioni di una working class, la cui creatività è fagocitata dall’asfissiante routine quotidiana.
Il plot, che si esprime in parallelismi visivi, narrativi e strutturali (il montaggio parallelo), è dominato dalle due protagoniste femminili, i cui rispettivi consorti fanno da complici, consiglieri e aiutanti. Due impiegate governative qualunque, in cerca di un riscatto pubblico e privato e con un need molto forte e ben delineato: dare una svolta alla loro esistenza, fatta di progetti incompiuti e sogni irrisolti. Come fare, però? La pimpante e allegra Julia degli anni Cinquanta trova la sua vocazione nella cucina, diventando prima chef, poi cuoca in tv e infine scrittrice del ricettario Mastering the Art of French Cooking; la nostra contemporanea Julie Powell, frustrata aspirante scrittrice, ci riesce sfidando se stessa a cucinare le 524 ricette della sua beniamina Julia in 365 giorni, tenendo traccia dei suoi progressi in un diario online. La disarmante linearità della vicenda (che acquista densità narrativa con gli inserti sulla vita a Parigi di Julia) e l’universalità dei temi trattati – da una parte il desiderio di “sfondare” nella vita, raggiungere un obiettivo, inseguire la propria vocazione; dall’altra l’atto quotidiano del cucinare – restituiscono, come i vecchi classici di Hollywood sapevano fare, un’immagine realistica, ottimista, energica e serena della vita. Una vita di cui è protagonista l’uomo comune, eterno viaggiatore che qui tocca l’agognata riva senza per forza compiere imprese iperboliche. Sulle note di una ricca colonna sonora, frizzante mix di generi che si fondono in un tutt’uno con la storia, il film riesce a rendere inoltre vivace, interessante e mai scontato, un rapporto di coppia di solito snobbato dal cinema in generale: quello all’interno del matrimonio. Con la prevedibile conseguenza di “ridurre” l’uomo a compagno di vita, ovvero privandolo della sua tradizionale funzione di “amante”. Dal punto di vista formale, il voice over di Julie & Julia rientra nello stile della regista, a cui piace entrare nei pensieri più profondi dei suoi personaggi, avvicinandoli e svelandoli il più possibile ai curiosi spettatori.
Amy Adams, alias Julie Powell, ricorda nelle espressioni la prima Meg Ryan e regala freschezza e genuinità al suo personaggio, nei panni dimessi della casalinga e dell’impiegata governativa. Meryl Streep, nell’interpretazione della cuoca Julia Child, è come al solito magnifica e ineguagliabile, davvero “grande” anche nell’altezza, visto che ha dovuto recitare con tacchi altissimi e pedane, per ricordare, anche nell’aspetto fisico, l’icona della cucina americana. Icona e modello per la stessa Julie, per cui la donna diventa una maestra, un mentore immaginario che le insegna non solo a cucinare, ma anche a vivere. Nora Ephron si conferma, come sempre, abile sceneggiatrice, maestra del genere e preparata regista, rispettosa delle regole del mezzo, sia nella forma, che nel contenuto, e capace di raccontare con le immagini, tra una lacrima e un sorriso, tutti i risvolti dell’animo femminile, scoprendone la vulnerabilità nascosta e il perpetuo senso di inadeguatezza. Chi per un attimo non si è sentita chiamata in causa?
Consigliato alle donne che cercano conforto e che hanno bisogno di un incoraggiamento a non darsi per vinte nel dedicarsi con profitto ai propri hobby… iniziando con l’imporsi una deadline… e, a tutte quelle che amano godersi i piaceri della buona cucina (non per forza quella francese): “bon appetit!”.
Curiosità
La sceneggiatura di Julie & Julia è il risultato dell’adattamento cinematografico di due libri: My Life In France (2006), l’autobiografia di Julia Child [1912-2004], cuoca Americana famosa per la sua cucina francese e Julie and Julia: 365 Days, 524 Recipes, 1 Tiny Apartment Kitchen di Julie Powell, che descrive la sua impresa di emulare, nel corso di un anno, le 524 ricette di Mastering the Art of French Cooking, della Child.
A cura di Valentina Vantellini
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