Questione di scelte e di sfascia famiglie
Il ménage, questa volta, è a quattro, ma non è del tutto vero. Anche se lo sfondo sarcastico dirotta l’interesse dello spettatore verso l’idea di una possibile e imbarazzante convivenza, il film di Bergmark, già sceneggiatore applaudito di Kitchen Stories (Salmer Fra Kjokkenet, Bent Hamer), è piuttosto un film sull’impossibilità di amare solo una parte di una persona. L’ambiguo, cinico e paradossale titolo del film può trarre in inganno in quanto si riferisce a ciò che Erland, all’inizio, specifica ai suoi tre interlocutori, ovvero l’incredula moglie May, il disperato amico Sven-Erik, l’assuefatta amante Karin. Erland si presenta subito con il burattinaio della situazione e, in quella sequenza così assurda, seduti a quel tavolo, i personaggi sono incredibilmente e tristemente comici. Dopo il breve prologo che suggerisce allo spettatore una nuova chiave di lettura, quasi a mettere in guardia dalle parole di Erland, affabulatore perfetto, Bergmark cambia subito registro e sceglie di soffermarsi sui sentimenti dei suoi personaggi, così amaramente funzionali. La soluzione razionale che vorrebbe Erland (perché, di fatto, l’amante Karin è più preoccupata di togliersi dai piedi il marito Sven-Erik, che di riuscire a convivere con May) ha poco di razionale e, soprattutto di vero. Il quadro che ne emerge vede quindi i due amanti rifugiati nella camera da letto a fare le loro esperienze “che allargano la mente” e non solo quella, e dall’altra parte le due “vittime”, con tanto di cuscini sulle orecchie, a cercare di convivere con la razionalità irrazionale della famosa soluzione presa a tavolino.
Bergmark alterna amarezze e crudeltà, comicità e dramma, colpi bassi e tensione emotiva, stringendo lo sguardo sulle rughe espressive e sui corpi flaccidi dei suoi personaggi. Più si va avanti e meno c’è da ridere perché ci si rende sempre più conto che in ballo ci sono i sentimenti e non solo, e non più, una banale questione di corna o di sesso. È un classico esempio di film coraggiosamente autoironico che non smette mai di lasciare in primo piano lo spettatore, provocato e sempre più stimolato dalla visione. Perché qui è facile l’immedesimazione. Più facile ancora criticare le scelte dei personaggi o cominciare a prenderne le parti.
Ma è qui che forse Bergmark vuole arrivare e portare lo spettatore. Cosa si può razionalizzare? Forse l’amore? Oppure la semplice passione? E così, progressivamente, Una soluzione razionale diventa un film che non vuole più, o non vuole solo, far ridere, ma vuole soprattutto far pensare. Quali sono le regole dell’amore? E i ruoli? È per questo che May (la bravissima Stina Ekblad, già attrice di Bergman in Fanny e Alexander, come Pernilla August), moglie paziente e shockata, prova a entrare nella parte di quella che capisce la situazione e compila, alla sua maniera, un decalogo delle buone maniere (nel quale sono inserite cose del tipo: “consumare i rapporti sessuali con il massimo rispetto e solo in camera da letto” o anche “evitare intimità di natura emotiva”), per poi ammettere di non sostenere la situazione. Erland, dal canto suo, passa da “paladino della famiglia” a sfascia famiglie.
Perché è importante non dimenticare che questo è un film sulla messa in scena dell’amore. È la ricostruzione di un amore, un sorta di teatro dell’assurdo dove tutti interpretano una parte, chi più felice di altri. Ma se è vero che si può facilmente mentire agli altri, alla lunga, mentire a se stessi è molto più difficile. Per qualcuno semplicemente impossibile.
Curiosità
Il film è stato presentato durante la Mostra del Cinema di Venezia all’interno della Settimana della Critica. Jörgen Bergmark ha un solido background nel cinema, nella televisione e in teatro. Ha ottenuto un grande successo con Kitchen Stories, del quale è co‐sceneggiatore e co‐produttore. Il film ha vinto numerosi premi internazionali, in particolare il premio Fipresci al Tromsö International Film Festival del 2003, il premio Amanda al Norwegian Film Festival di Haugesund, il premio per la distribuzione Europa Cinemas alla Quinzaine des Réalisaterus del Festival di Cannes 2003 e il Golden Swan al Copenhagen International Film Festival del 2003. Una soluzione razionale è il suo primo lungometraggio come regista.
A cura di Matteo Mazza
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