Etica a intermittenza
Il biopic e il legal thriller sono due generi solitamente fatti di regole ferree a cui è difficile astenersi. Soprattutto il primo, che deve racchiudere la vita di una persona in novanta minuti, spesso finisce per sembrare un riassunto un po’ raffazzonato. Ovviamente con eccezioni. Flash of Genius, pur non stravolgendo nessuna regola (e forse quello che manca a questo film è proprio il colpo di genio) è un incrocio tra un biopic (nella prima parte) e un legal thriller (nella seconda) e può essere considerata una di queste eccezioni.
«Non riesco a pensare a una professione o una carriera in cui la comprensione dei principi etici sia più importante che nell’ingegneria». Così il professor Robert Kearns inizia una sua lezione universitaria e questa frase, l’importanza dell’etica è al centro dell’intero film. Kearns, la cui storia, qui un po’ romanzata, è vera, ha rinunciato a tutto nella sua vita, dalla famiglia alla carriera, pur di non subire un torto da una delle più grandi industrie americane, la Ford. Perché per lui etica e giustizia vengono prima di tutto il resto. Il merito del film di Abraham sta nel mettere in dubbio questa passione per l’etica. È giusto rinunciare a tutto, arrivare fino alla follia per un’ideale? Nel film non vi sono giudizi, se non quelli negativi per la Ford, viene descritta l’impresa folle di un uomo che rinuncia a certe cose in favore di altre. Sta alla giuria, agli spettatori, decidere o meno se abbia fatto la scelta giusta. Il film si regge proprio su queste contraddizioni perché, per il resto, come si diceva, manca l’idea particolarmente originale, il guizzo che avrebbe potuto renderlo un film di più ampio respiro.
Greg Kinnear (in questo momento nelle sale italiane addirittura con tre film) dimostra di essere un attore perfetto per questo tipo di film. Starà a lui, come al suo personaggio, decidere se prima o poi farsi lusingare da qualche produzione hollywoodiana più prestigiosa oppure rimanere “eticamente” nel cinema indipendente.
Curiosità
Marc Abraham, alla prima regia dopo numerosi film come produttore, ha preso spunto per questo film da un lungo articolo apparso sul New Yorker, che raccontava l’epopea di Kearns. L’intero articolo è recuperabile a questo link.
A cura di Alberto Brumana
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