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cultura dell'immagine e della parola

Intervista a Carl Stevenson


Per iniziare vorrei saper quali sono state le tue impressioni riguardo al Milano Film Festival, che esperienza è stata?

E’ stata una esperienza fantastica. Lo staff è stato di grande aiuto e ha messo i registi a proprio agio con il suo entusiasmo. Spesso eravamo consapevoli del fatto che stessero lavorando troppe ore senza dormire. Credo che il lavoro dello staff e dell’organizzazione del festival sia stato ottimo e questo ha fatto sì che sia stato uno dei migliori festival a cui io abbia mai partecipato.

Il tuo cortometraggio, Contamination, è tecnicamente molto interessante per la combinazione di animazioni 2D e 3D utilizzata e per la tua regia molto raffinata. Ti sei occupato di ogni singolo aspetto del film, dalla fotografia al montaggio, dalla sceneggiatura alla colonna sonora. Puoi parlarci del tuo percorso artistico?

Negli ultimi anni ho collaborato con artisti, coreografi e musicisti per creare performance artistiche dal vivo e installazioni. Recentemente ho lavorato a una piece della Bedlam Dance Company chiamata “Wallpaper” ( “Manifesto” n.d.t.) che era allestita all’interno di una vecchia centrale elettrica. Abbiamo creato immagini dei ballerini che sembravano essere parte di una sequenza ripetuta di manifesti e abbiamo progettato anche di manipolare video dei danzatori in forma di insetti. Da quando ho iniziato ad usare il video come parte del mio lavoro sono diventato sempre più curioso riguardo alla possibilità di esplorare le possibilità della manipolazione delle immagini.

Puoi raccontare ai nostri lettori come è nata l’ispirazione per Contamination?

La prima immagine che mi ha ispirato è stata la fotografia di un topo geneticamente modificato con un orecchio umano sulla schiena. Mi interessa molto capire come i nostri limiti nell’accettazione di questo tipo di sperimentazione siano cambiati nel corso degli anni. Attraverso l’opera di divulgazione dei media la gente è diventata più conscia delle possibilità e dei pericoli offerti dalla sperimentazione scientifica e ha paure più razionali rispetto al futuro.
Ho anche seguito il dibattito sui cibi geneticamente modificati e transgenici. Sono particolarmente preoccupato per il modo in cui gli U.S.A. stanno convincendo i nostri governi ad accettare l’importazione di cibi OGM senza realmente capire i rischi che essi comportano per la salute.
La terza fonte d’ispirazione mi è stata fornita dal sindaco di Londra che ha deciso di eliminare i piccioni da Trafalgar Square. I piccioni che compaiono nel film sono gli utlimi che hanno popolato la piazza quando l’ ho filmata l’anno scorso.


Ho trovato Contamination al tempo stesso affascinante e fastidioso, come alcuni quadri di Magritte. Che tipo di reazione ti aspetti di causare nei tuoi spettatori?

La tua reazione è esattamente quello in cui speravo. Intendevo manipolare le immagini in modo che all’inizio apparissero affascinanti o addirittura attraenti. Speravo che le immagini avessero l’effetto secondario di essere fastidiose ma in modo più sottile rispetto, ad esempio, ad un film horror. Credo che l’orrore sottile sia molto più efficace. Sono molto interessato all’esplorazione del tema dell’orrore nei film d’animazione e al momento sto lavorando ad un nuovo progetto. Sono un fan dei film dell’orrore “seri” ma mi piacciono anche gli horror kitsch come “The Toxic Avenger” perché sono in grado di colpirci nelle nostre paure più profonde attraverso l’umorismo.

L’ultima inquadratura di Contamination mostra un occhio che fa capolino da un uovo che si schiude. L’occhio è un simbolo che ricorre spesso nel cinema moderno e contemporaneo: Qual’è il ruolo dello sguardo nel tuo cinema?

E’ una domanda difficile. Sono stato a lungo combattuto riguardo alla scena che avrebbe dovuto concludere nel modo più adatto il film, e tuttora non sono sicuro di aver compiuto la scelta più efficace. Volevo mostrare che il ciclo della contaminazione sarebbe continuato e al tempo stesso lasciare allo spettatore la possibilità di indovinare quale sarebbe stato l’aspetto della creatura che sarebbe uscita dall’uovo. L’occhio in questo caso è stato usato perché per me era quanto di più fastidioso potessi mettere. Ho una fobia per tutto quanto ha a che fare con le operazioni agli occhi e cose di questo genere. Sono anche ben conscio del fatto che l’occhio sia un cliché nel cinema e quindi è stato un po’ rischioso utilizzarlo. Forse dovrei cambiare ancora il finale? Ogni suggerimento per il finale può essere spedito a me via mail.

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