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Critici, occhio alla TV

Inizierei con una domanda legata all’occasione per cui siamo qui, la presentazione della copia restaurata di “Riso amaro” di De Santis. Che ricordo ha di quell’esperienza?

Per la nostra generazione è un sogno che si avvera. Sapevamo che i film si andavano deteriorando e quindi pensavamo di essere destinati all’oblio. Oggi invece con l’uso di nuove e costose tecnologie esiste la possibilità di prolungare la vita di un film, forse di renderlo eterno.
“Riso amaro” mi è particolarmente caro per aver partecipato alla sceneggiatura (così come anche nel primo film di De Santis, “Caccia tragica”) e mi fa enorme piacere che sia ricordato e riportato a nuova vita.

La sceneggiatura comportò vari mesi di lavoro. La prima idea venne a De Santis mentre eravamo in treno: tornavamo da Parigi, dove era stato presentato “Caccia tragica”, e fu colpito e incuriosito dall’arrivo delle mondine alla stazione di Torino. Da ciociaro era sempre stato interessato alla vita contadina e fu colpito, emozionato nel ritrovarla anche al nord: cercava un’idea per il soggetto del suo prossimo film e di colpo se l’era trovato davanti agli occhi.

Lei nella sua lunga carriera ha attraversato, affrontato i generi più diversi. Non pensa che oggi una maggiore modestia dei nuovi registi italiani nell’accostarsi al cinema, abbandonando un certo snobismo autoriale, non porterebbe che giovamento?

Mi piace ricordare che solo dopo il secondo o il terzo Oscar Fellini abbia scritto “Un film di Fellini”. Prima era solo una regia di Fellini. L’atteggiamento di cui parli è negativo se diventa un sistema. Ogni epoca ha le sue eccezioni, anche oggi ci sono grandi talenti: Almodovar, per fare un nome, è uno di questi casi. Anche nel cinema italiano di oggi ci sono talenti che meritano assolutamente di essere definiti autori.
Il genere è migrato nella televisione e sarebbe interessante che la critica rivolgesse maggior attenzione al prodotto televisivo, che potrebbe rivelare un talento emergente.

Mi viene in mente la fiction tratta dal ciclo di Montalbano di Camilleri. Un prodotto di indubbia qualità.

Indubbiamente. È la stampa che deve tenere gli occhi aperti, non sottovalutando la televisione.

Non pensa che il cinema di impegno civile, il documentario, generi che le sono cari, abbiano perso importanza con la crescente ingerenza tecnologica, tipica del cinema odierno?

Penso che sia un discorso che riguarda maggiormente il cinema americano, dove l’invadenza della tecnologia è molto forte. In Europa avviene di meno. Bisogna comunque stare attenti anche da noi: potrebbe diventare un pericolo e toglier energie e attenzioni alle grandi tematiche sociali, umane e psicologiche.


Anni fa aveva espresso ottimismo per nuove tecnologie che avrebbero facilitato un cinema più diretto. Rimane della stessa idea?

Penso che la tecnologia possa aiutare il cinema. Se guardiamo al campo della conservazione del patrimonio, l’aiuto offerto è preziosissimo. Il pericolo è quando diventa una possibilità di manipolazione o indebolimento di un cinema di idee.


Nel 1999 ha presentato a Venezia un documentario su Visconti. Viste anche le altre sue illustri collaborazioni, pensa in futuro di continuare il discorso?

In effetti ho girato per la televisione un documentario su Rossellini che ho presentato a Parigi e a Roma, ma che si ostinano a non voler far uscire. Spero in futuro di realizzare una monografia su Zavattini, di continuare con queste grandi lezioni di cinema.


Da anni si parla di un progetto tratto dal libro di Andreotti “Operazione via Appia”. Un lavoro accantonato ? Altri progetti futuri?

Era un’idea che in effetti si era spenta, ma ora si sta rianimando. Per quanto riguarda i miei progetti futuri sto preparando per la televisione una trascrizione di “Le confessioni di un italiano” di Ippolito Nievo.


Ho trovato strepitoso “La vita agra” di Bianciardi che lei ha portato sullo schermo. Che ricordo ha dell’operazione e di questo autore così radicale, particolare?

In realtà Bianciardi era un uomo gradevolissimo. Fu molto contento del progetto e mi aiutò nella sceneggiatura. Rimane un film che amo molto.

Altri links correlati:
intervista a Mario Monicelli
intervista a Tiberio Murgia
progetto Fox e Cristaldi per il restauro dell’archivio e creazione dvd

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