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Un film da non censurare

Un film da non censurare

Dopo aver visto Stella alla Mostra di Venezia, avevo pensato che ben difficilmente avrei avuto l’opportunità di rivederlo in sala, pronosticando una sua partecipazione alla nostra sezione dei “dispersi”. Invece la Sacher di Nanni Moretti, che già lo scorso anno aveva pescato da Venezia lo splendido La zona, ha deciso di distribuire il piccolo film di formazione diretto da Sylvie Verheyde. Il fatto incredibile, però, è che la commissione per la censura ha deciso di vietare il film ai minori di 14 anni, adducendo una motivazione per lo meno pretestuosa (“alcune scene particolarmente delicate banalizzano esperienze dolorose della vita nell’età evolutiva, in modo totalmente acritico da poter indurre a facili imitazioni”). Sarebbe interessante chiedere alla commissione come possa trovare “acritico” questo film e poi dare il visto ai film della mocciageneration e così via. Ci si lamenta di come crescono le nuove generazioni: prima di tutto bisognerebbe guardare a chi sono i loro padri.

Lasciando da parte le polemiche, rimane il film. E non è poco. Sylvie Verheyde, alla terza regia ma praticamente sconosciuta da noi, ha scritto una storia quasi del tutto autobiografica, tenendo bene a mente le lezioni di Truffaut ne I quattrocento colpi o di Claude Miller in Sarà perché ti amo (titolo in stile ricchiepoveri di L’effrontée). La delicatezza con cui la regista tratta anche i temi più scottanti, come la pedofilia o lo stupro, non è, come sostiene la commissione, banalizzante, anzi approfondisce senza pregiudizi un’esperienza vissuta in prima persona, rendendola fruibile a tutti con una pudicità che di per sé dovrebbe superare ogni censura. La giovane bravissima protagonista, all’esordio davanti a una macchina da presa, è straordinaria nell’interpretare un personaggio complesso come quello di Stella. Il bar in cui si svolge buona parte del film, è al tempo stesso vicino e distante da un altro storico bar del cinema francese dell’ultimo decennio, quello di Amelie. Vicino perché pieno di personaggi quasi fiabeschi nel loro realismo, lontano perché, a differenza del Cafè des Deux Moulins, l’ottimismo di fondo è destinato a spezzarsi.

Ma la piccola Stella saprà rifarsi di tutta la sua problematica infanzia e dell’innocenza perduta aprendosi a una nuova vita in cui, invece che perdere tempo per strada, si farà nuove amicizie e inizierà a leggere Balzac. Ma questo, per la commissione, evidentemente è troppo trasgressivo.

Curiosità
Il film è uno degli ultimi interpretato da Guillaume Depardieu, figlio di Gerard, morto di recente per una polmonite.

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