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Ecco come gli orti fanno vincere

Gian Paolo Gelati e Michele Lipparini sono gli autori registi di Ortometraggio , uno dei sei lavori selezionati nell’ambito della sezione Visione di Realtà del Festival di Filmmaker, dedicato alla produzione di filmati di registi emergenti.
Ci raccontano com’è andata.

Come vi è venuta in mente l’idea degli orti?

Michele Lipparini : Gli orti sono un frammento di spazio impazzito che mi ha sempre fatto pensare, un’idea da tempo nel cassetto; volevo cercare di capire cosa fossero, avevo una sorta di memoria visiva…

Quanto tempo avete impegnato nella realizzazione?

Gian Paolo Gelati : Prima di presentare il progetto abbiamo passato molto tempo in biblioteca per reperire il materiale. Una volta selezionati abbiamo fatto un piano di produzione e girato in una settimana, dieci giorni più altri sette, otto di montaggio. Prima però ci sono voluti venti giorni di organizzazione, per contattare le persone da intervistare.
Lipparini : Complessivamente un mese di tempo.

La cosa che vi è piaciuta di più?

G: Il rapporto con le persone, mi ricordo una stupenda mangiata negli orti dove stavamo girando.
L: Abbiamo scovato dei personaggi decisamente piacevoli, l’aspetto umano è stato sicuramente il più importate anche perchè inaspettato in una realtà come Milano.

La cosa più complessa?

L: Non abbiamo avuto nulla di drastico.
G: Forse gestire i soldi, che non erano molti, e riuscire ad avere il materiale per poter girare. Abbiamo chiesto dei favori per avere almeno il minimo indispensabile di attrezzatura che non avremmo potuto permetterci.

Chi ha collaborato con voi alla realizzazione?

L: Pierpaolo Castagnedi è stato il nostro direttore della fotografia, e poi abbiamo avuto collaborazioni occasionali, aiuti di amici. Riccardo Apuzzo è stato il montatore.
G: Abbiamo comunque realizzato il progetto con queste persone pagandole, cercando di pagare il montatore e gli operatori con le giuste cifre di mercato e siamo riusciti a stare nel budget.

Quanto avevate a disposizione?

L: Filmmaker ci ha dato 4 milioni, altri 2 li abbiamo recuperati da un finanziatore privato. Probabilmente avanzeremo dei soldi, li investiremo nel passaggio del documentario in VHS, per poterlo mandare ad altri concorsi.

Avete girato in digitale.

L: Sì.

Prospettive per Ortometraggio?

G: Filmmaker è il produttore del documentario e si occupa anche della distribuzione. Per quello che riguarda i festival la promozione è affidata a noi; per la vendita invece i loro contatti sono sicuramente migliori. Forse Tele+ o Rai Sat, che sono le uniche tv che si occupano di questo tipo di materiale, potrebbero essere interessate.

Progetti per il futuro?

L: Potremmo mandare una forma succinta della sceneggiatura che abbiamo già scritto alla Saker, ma non nell’ambito del Saker Film Festival, che è un’altra cosa. La Saker ha bandito un concorso per soggetti per lungometraggi. Poi bisognerà vedere cosa ne sarà di Ortometraggio.

E’ un mondo ostico quello del cinema?

G: Ci vogliono molti soldi per fare delle produzioni e nessuno te li regala. Non è facile iniziare, perchè se si parla di lunghi si tratta di centinaia di milioni, che in realtà sono miliardi. Sono pochi quelli che stanno dentro i 200, 300 milioni e trovare qualcuno che te li dia per un opera prima è difficile.
L: E poi è ostica la distribuzione. C’è gente che ha realizzato dei film e li ha lì immobili perchè l’Italia è un paese abbastanza diseducato, funzionano dei meccanismi inerti…

All’estero va meglio?

L: In alcuni paesi sì. In Francia sicuramente, in Inghilterra, in Belgio.
G: Là si spendono molti più soldi per la cultura, ci sono più finanziamenti. In Italia noi abbiamo fatto una scuola di cinema dove in quattro anni realizzavi un solo corto!
Non è come nel mondo della pubblicità. Nel cinema ci sono molte meno risorse e quasi tutti gli esordienti lavorano in altri ambiti per mantenersi. Pensa che affittare un carrello può costare un milione al giorno, per acquistare un microfono ci vogliono 3 milioni, 4 milioni per un cavalletto. Tra noi non c’è ostilità, ci aiutiamo. Ma è chiaro che bisogna arrangiarsi. Con altri budget sarebbe sicuramente diverso anche il prodotto.

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