Cinepolpettone 2008
Il fenomeno dei cinepanettoni è stato ampiamente discusso e analizzato nel corso della sua ventennale storia. Storie banali, sceneggiature ancorate a schemi fissi del genere, personaggi televisivi che approfittano della cresta dell’onda che stanno cavalcando, il meccanismo è sempre quello. Questa volta non c’è un matrimonio, non c’è una vacanza, ma c’è un nascituro che chiama tutta la troupe da una località turistica all’altra.
Quando il futuro nonno Massimo parte dalla sua Cortina alla volta dell’assolata Miami, con i suoi grattacieli che si specchiano sull’Oceano, la Florida sarà investita da un ciclone che potrebbe essere chiamato Max. Per lo meno questo avrebbe dovuto essere il motore narrativo alla base del film. La vicenda si rivela un puro pretesto per riproporre tutti i cliché e le gag che caratterizzano i membri del cast. La nascita del bimbo nero diventa motivo di imbarazzo dando vita a numerose gag che rasentano il limite del rispetto, ma che forse rappresenta lo spirito medio italiano nei confronti di quegli individui belli, giovani e abbronzati con cui non siamo troppo abituati a rapportarci. Il riferimento all’attuale Presidente degli Stati Uniti non è casuale, né ipotizzato da chi scrive, ma un’implicita giustificazione genetica della carnagione scura del neonato della discordia
Non ci sono eccessive volgarità, la storia si sviluppa su di una trama centrale con alcuni sottotesti e non si limita ad essere un’accozzaglia di barzellette come in passato, ma le cose da salvare di questo film terminano qui. Eppure nel primo weekend di programmazione Massimo Boldi ha superato tutti, come era logico aspettarsi. Enrico Oldoini ritorna al timone di una corazzata natalizia dopo film del calibro di Anni 90, Miracolo italiano e Bellifreschi, e finge di omaggiare classici della storia del cinema come Tootsie, A qualcuno piace caldo, Totò, Peppino e la Malafemmina, trasformando le citazioni in offensivi plagi che indignano i cinefili, in sala per caso o costrizione, e non vengono colti invece dal pubblico che invece ama questo genere di film.
La fidanzata di papà è un film televisivo pensato per quando finirà sulle televisioni di tutti gli italiani, recitato da personaggi che provengono proprio dal tubo catodico e lì presto ritorneranno. Troppo facile però dire che manca la componente cinematografica, il perché è presto dimostrato dai risultati. Per il resto quando sento definire un film come “due ore di risate” è come quando in televisione passa uno spot di un prodotto alimentare dove vengono utilizzati frasi come “più gusto”, “tanto sapore” tipiche del cibo spazzatura che però piace alla gente che ne riempie i frigoriferi. Però, per piacere, non dite che questo film è figlio della Commedia all’Italiana, è come dire che le Panatine sono figlie della tradizione culinaria dei nostri pescatori.
A cura di Carlo Prevosti
in sala ::