La maschera oscura
Begins (2005) terminava con Batman all’inseguimento del Joker dopo aver trovato una delle sue carte/biglietto da visita, segno di morte e disperazione. The Dark Knight si apre con un incipit mozzafiato di sei minuti di rapina in banca, colpi di scena e apparizione finale del Joker, doppiamente mascherato, che completa il colpo e scappa con i soldi. Un raccordo esemplare tra i due film che subito conduce tutti dentro il nuovo gioco. Non è tanto e non è solo il cinema a effetto speciale che colpisce lo spettatore in questa primissima parte, è piuttosto la furbizia diabolica con la quale il Joker si libera di tutti i suoi sicari. Un secondo biglietto da visita che mette tutti all’erta. The Dark Knight si presenta così: il nemico è arrivato e si è tolto la prima maschera, quella del gioco. Quella vera, quella degli sfregi, delle cicatrici, della sofferenza, resta su.
Nolan è in grado di instaurare fin da subito un rapporto intimo e ristretto con ciascun personaggio strutturando il film in due parti distinte che si completano a vicenda: da una parte il cinema finto fatto di effetti speciali e inseguimenti (un modo di fare cinema sempre presente nei suoi film) dall’altra il cinema introspettivo fatto di effetti speciali veri, quelli che nascono dentro i personaggi, quelli che traducono le ossessioni, gli incubi, le paure in realtà.
Tutto il cinema di Christopher Nolan si mostra sotto questa duplice luce. Fin dai tempi di Memento (2000), arrivando a The Prestige (2006), l’uomo, l’eroe, il nemico, l’aiutante, sono presenze in lotta o convivono con due lati della propria esistenza, buona o cattiva che sia. Così, fin da subito, The Dark Knight si mostra per quello che vuole essere. Un film dannato e disperato, che si muove sulle contraddizioni dell’assurdo, sulle assurdità della cattiveria, sul rancore, l’invidia, il gusto della sfida, il senso del caso. The Dark Knight è la sfida tra Batman e Joker, ma, ancora di più è la sfida tra la ragione e l’istinto, il corpo marmoreo del senso del sacrificio e la crudele pazzia dell’emarginato che sbiascica e che ne sa, questa volta il paragone ci sta, una più del diavolo.
La matrice autoriale di Nolan è sempre distinguibile in quanto il film, come accadeva già in Begins, è un nuovo e destabilizzante show visivo, anche quando si scontra con la volgarizzazione del dolore (tutte le volte che il Joker minaccia di uccidere qualcuno lo fa fuori campo. Nolan, anche in questo caso, conduce un gioco al massacro feroce ma corretto).
Si gioca su finzione e realtà anche il rapporto tra i numerosi personaggi. I silenzi e i dubbi di Rachel contrapposti al desiderio di protezione e affetto, l’ambizione e la sete di giustizia di Harvey Dent contro la disperazione di Two Face. Un profondo strato di duplicità che spinge lo spettatore di fronte allo specchio oscuro della propria esistenza, fatta di apparenze, convinzioni, segni distintivi, ferite.
È dentro il dubbio, la complessità dei contrasti e la coscienza dell’eroe che si instaurano le premesse del prossimo capitolo di una delle saghe cinematografiche più cupe e affascinanti di sempre: l’insostenibile pesantezza dell’essere doppio di Bruce Wayne/Batman. Un corpo, due maschere.
Curiosità
Sui titoli di coda compare la dedica: “In memoria dei nostri amici Heath Ledger e Conway Wickliffe”. La morte di Ledger, avvenuta per overdose il 22 gennaio 2008 quando ancora il film era in post-produzione, sembra essere ricollegata alla dura prova di introspezione dell’attore per entrare nel ruolo del Joker. Wickliffe, tecnico degli effetti speciali, è deceduto durante una ripresa sulla batmobile. Il primo video del Joker inviato alle televisioni riprende uno dei celebri dipinti dei papi di Francis Bacon. È infatti distinguibile dietro la risata sbavata del Joker un bue squartato, come nel quadro Figure With Meet del 1954. Bacon, anche nella versione burtoniana del 1989 di Batman, era l’unico pittore “salvato” dai vandalismi del Joker. Il sito www.ibelieveinharveydent.com apre un vero universo parallelo da scoprire… La produzione ha fatto saltare alcuni edifici fatiscenti di Londra e Chicago: il Branch Candy Factory di Chicago, ad esempio, è stato prima truccato da Ospedale di Gotham City e poi fatto saltare.
A cura di Matteo Mazza
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