L’uomo virale
Chi è Winnebago Man, o “the angriest man in the world”, protagonista di un video virale che impazza sulla rete e ossessiona il regista Ben Steinbauer? Una compliation di ciak sbagliati in cui un uomo di mezza età dava libero sfogo alla sua rabbia durante le riprese di un video aziendale per la principale azienda di caravan americana. Quello che nell’epoca di YouTube è diventato uno dei “meme” più visto, diffuso, parodiato, imitato è in realtà un fenomeno virale nato ben prima della rete, distribuito sottobanco per anni in Vhs di pessima qualità. Dopo una complessa ricerca, Steinbauer scopre che l’uomo si chiama Jack Rebney, è un ex giornalista e che vive in una piccola casa di montagna in un’area remota della California, in perfetta solitudine, apparentemente in pace con il mondo e ignaro di quello che è diventato. Il primo incontro con Rebney è quasi una delusione per Ben, non c’è traccia dell’uomo arrabbiato che è diventato un mito per milioni di fan, ma Jack in realtà nasconde qualcosa che però non tarderà a espldere.
Winnebago Man, definito da Michael Moore come uno dei documentari più divertenti mai realizzati, può essere letto come un testo a vari livelli. La detective story che porta a scoprire la vita di Jack Rebney è solo lo strato più superficiale, oltre che quello di maggior impatto, ma ampliando la prospettiva Steinbauer riesce a spiegare attraverso un solo “exemplum”, quello che è il fenomeno della diffusione virale di video in rete, di come questa realtà possa creare una sorta di effetto domino che spinge centinaia di persone a partecipare a eventi come il Found Footage Film Festival, una kermesse dove ad essere proiettati sono solo filmati ritrovati nelle più strane circostanze.
Ma in fondo è anche l’America intera a essere protagonista di Winnebago Man, quella dei self made man e di chi non è riuscito a raggiungere quello che si era prefissato come punto di arrivo, una nazione in bilico tra l’American Dream e la disillusione dei sogni infranti, dell’orgoglio di chi crede di essere stato messo alla berlina e della commozione che si prova nel comprendere quanto possa essere genuino l’apprezzamento di un pubblico che acclama il tuo nome.
A cura di Carlo Prevosti
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