Universi infedeli
Si dice di tutte le trasposizioni cinematografiche di grandi successi letterari, in questo caso a ben dire planetario, che siano “belle e infedeli”, che la traduzione di parole in immagini sia in realtà un costante tradimento. In realtà l’adattamento de Il cacciatore di aquiloni operato da Marc Forster non tradisce nessun nucleo narrativo fondamentale e in fedeltà ripercorre lo sviluppo del plot del romanzo scritto da Hosseini. I fatti importanti ci sono tutti: sono stati operati soltanto dei tagli relativamente all’ultima parte del libro, quella che tratta della difficoltà burocratica riscontrata dal protagonista durante la pratica di adozione del piccolo Sorab (per la verità pleonastica anche nel testo di riferimento).
A mancare, quasi del tutto, sono le emozioni. Il protagonista della storia, Amir, che sulla carta abbiamo conosciuto come un bambino lacerato, afflitto da mille dubbi, sofferente per l’incomprensione da parte di un padre visto “da lontano” come una figura mitologica, diventa in celluloide un bambino egoista e pauroso, quasi senza motivo. Il piccolo Hassan, il bambino hazara che subisce le angherie della maggioranza etnica pasthun, era e resta una commovente metafora di una terra, l’Afghanistan, stuprata e poi abbandonata alla violenza. Nel film, però, è l’unico piccolo eroe di una guerra atroce, che perde quasi completamente il dialogo con l’etnia schiacciante, epitomizzata dal suo padrone-amico Amir. Forster e lo stesso Hosseini, magari spinti a rincorrere frettolosamente lo strepitoso successo letterario, traducono sullo schermo le vicende ma lasciano tra le pagine del libro le emozioni, i sentimenti, le motivazioni profonde che spingono i protagonisti ad agire e che li rendono più comprensibili al pubblico.
Quasi perfetta la resa dell’universo cacciatore da un punto di vista esteriore, soprattutto nella selezione degli interpreti (a eccezione, purtroppo, proprio di Amir, bello ma inespressivo tanto da bambino che da adulto), quanto manchevole la resa dell’universo interiore, per gran parte assente. I migliori adattamenti sono riscritture dei romanzi, con inevitabili lacune o clamorose modifiche alle trame, ma magari in grado di restituire la vita dell’opera letteraria, la sua consistenza poetica. Fedele, ma non del tutto bello.
Curiosità
I bambini protagonisti del film, vietato in Afghanistan per i suoi contenuti che supportano l’odio razziale tra le due etnie, sono adesso scortati continuamente da guardie del corpo, e non possono lasciare il paese per il lancio promozionale del film interamente affidato agli autori. Piccoli eroi, dalla carta al mondo reale.
A cura di Daniela Scotto
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