Sesso, droga e parodia
Esistono fondamentalmente due forme di parodia in campo cinematografico. La prima colpisce un intero genere, citando solo brevemente i singoli film per lavorare sugli stilemi fondamentali del genere stesso. La seconda si disinteressa del macrogenere puntando invece sui film in particolare. Un esempio del primo tipo di parodia é senza dubbio Mezzogiorno e mezzo di fuoco (Blazing Saddles, Mel Brooks, 1974), mentre un esempio del secondo può essere uno dei tanti film scritti dall’accoppiata Friedberg – Seltzer, come l’ultimo, dall’aberrante titolo italiano di 3ciento – Chi l’ha duro… la vince (Meet the Spartans, Jason Friedberg e Aaron Seltzer, 2008). Questo Walk Hard – La storia di Dewey Cox, rientra nella prima categoria, che negli ultimi anni era un po’ stata messa da parte per la seconda. Cita infatti film come Ray (id., Taylor Hackford, 2004) e Quando l’amore brucia l’anima (Walk the Line, James Mangold, 2005), ma lavora principalmente sulla presa in giro di un genere, quello dei biopic musicali, fatto di precise regole narrative. I due film citati, ma anche moltissimi altri più indietro nel tempo (ad esempio La storia di Buddy Holly – The Buddy Holly Story, Steve Rash, 1978) hanno infatti tutti la stessa struttura: infanzia difficile, successo, difficoltà, serenità. Il regista gioca con questi elementi, traendone una parodia a tratti esilarante, ma non sempre convincente.
Alcuni elementi, quelli più grotteschi, sono infatti davvero riusciti e divertenti. Il fatto di far interpretare anche il personaggio in età adolescenziale dal bravissimo quarantatreenne John C. Reilly, il rapporto con la famiglia fatto di omicidi a colpi di machete, la fase indiana con i Beatles e quella progressive alla ricerca del disco perfetto sono davvero funzionali alla parodia e riescono benissimo. Quando invece la storia racconta alcune fasi più “normali” della vita di Cox, allora finisce quasi per confondersi con uno dei film che dovrebbe parodiare, creando un doppio punto di vista che finisce per essere disturbante.
Peccato, perché osando un po’ di più avremmo potuto assistere a una piccola gemma di comicità americana. Così invece ci troviamo davanti a un’opera solo parzialmente compiuta, che merita comunque sicuramente di più di quanto i flop di spettarori che sta raccogliendo in giro per il mondo possano lasciar pensare.
Curiosità
Il film é pieno di piccoli cammeo, da quelli di veri cantanti, come Eddie Vedder, Jewel e Jackson Browne, a quelli di attori che interpretano vecchie glorie, come gli esilaranti Beatles interpretati da Jack Black, Jason Schwartzman, Paul Rudd e Justin Long.
A cura di Alberto Brumana
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