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La rabbia o il non essere

La rabbia o il non essere

Nell’Iliade di Omero Achille, in preda ad una rabbia cieca causata dall’uccisione del suo migliore amico Patroclo, decide di tornare a combattere la guerra contro i troiani a fianco dei greci, risolvendo in tal modo le sorti della battaglia. Come questo sono numerosi gli esempi che si ripresentano fin dai tempi antichi, nella storia e nella letteratura, utili a far capire come la rabbia, da sempre, se incanalata in maniera costruttiva e positiva, possa costituire un ottimo motore d’azione. La rabbia conduce all’azione. Appurato ciò, non ci si stupisce per il fatto che Louis Nero (regista torinese poco più che trentenne e autore di film che costituiscono uno degli esempi più lampanti e precisi di cosa significhi oggi fare cinema indipendente) faccia della rabbia la protagonista incontrastata di questo suo film.

È la sua rabbia, quella di Louis Nero stessa, a essere rappresentata. La sua rabbia nei confronti del “sistema cinema”, sistema che ha tutte le caratteristiche di un’industria e che spesso non ha più nulla a che fare con la sua missione artistica iniziale, che era quella di smuovere e di elevare l’animo umano. Rabbia. Sentimento che a lungo gli è appartenuto. Ed è la rabbia dei giovani d’oggi, che non riescono a realizzare i propri sogni e sono costretti a fare i conti con l’ipocrisia che li circonda.
Una rabbia che viene seguita da una macchina da presa attenta passo dopo passo, dalla sua genesi fino agli sviluppi successivi che la portano ad esplodere, in un crescendo appena percettibile di tensione. Una mdp che respira assieme al personaggio, collocandosi appena dietro le sue spalle, facendo apparire ogni inquadratura quasi come un dipinto in movimento, immerso nell’ombra e nell’oscurità, poiché tutta la vicenda si svolge nel cuore della notte e dell’oblio. Nel cuore della dimenticanza che insieme all’ipocrisia rende la rabbia un’alternativa al non essere in cui versa la condizione dell’uomo moderno.

Il rintocco della musica solenne di Luis Bacalov (premio Oscar per le musiche de Il postino di Massimo Troisi, 1994) e di Teho Teardo scandisce il tempo. Il tempo della rabbia. Un tempo senza fine.

Curiosità
Il film è un omaggio al mondo fantastico di Fellini, regista particolarmente amato da Nero. Non a caso durante una scena del film Mentore dialoga con una foto di Fellini stesso e la scena nella quale gli attori insorgono per reclamare la loro primogenitura sull’arte ricorda molto Prova d’orchestra (1979), il film più dissacrante di Fellini.
Attualmente inoltre Louis Nero sta scrivendo una nuova sceneggiatura dedicata interamente a Fellini e intitolata La vita immaginaria di Federico Fellini.

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