Continuiamo così, facciamoci del male
Nelle intenzioni, almeno in quelle, un film di cui c’era davvero bisogno. Raccontare quell’episodio della storia italiana, ormai dimenticato, che ha segnato la fine del movimento operaio, l’epilogo tragico di un’epoca carica di ideologia e di speranze. Alle porte si profilava il decennio reganiano con il suo carico di edonismo e il suo disimpegno.
Brillante l’idea di rappresentare quelle vicende attraverso il personaggio di una giovane donna e il mondo che le gira attorno: Emma è in bilico tra la vita luccicante cui dovrebbe anelare, così almeno pensano in famiglia, e quella umile e semplice da cui proviene e che la attrae nonostante tutto. È una raccomandata suo malgrado, un’arrampicatrice sociale senza troppa convinzione.
Purtroppo l’attrice che la interpreta, Valeria Solarino, non è in grado di dare il necessario spessore a Emma: il suo personaggio non era didascalico, ma molto sfumato, e avrebbe dovuto suggerire semplicemente allo spettatore le motivazioni intime che guidavano le sue decisioni. La Solarino però, con la sua scarsa espressività, non riesce a creare un carattere privo di psicologismi, lasciando incompleto il ritratto della ragazza.
Tra gli interpreti spicca, come da previsioni, solo il grande mattatore teatrale Filippo Timi, che interpreta Sergio. Una recitazione fisica e carnale, come richiede il personaggio.
Nel film ci sono elementi di notevole spessore. Il fatto, per esempio, che Sergio, leader della contestazione, e il suo collega abbiano entrambi un’automobile Fiat sancisce la loro sconfitta già in partenza: anche ammettendo che ottengano le loro rivendicazioni sindacali, rimangono sempre delle pedine del sistema in quanto consumatori.
Interessanti anche tutti i riferimenti al mondo attuale: al tavolo dei rappresentati dei capi della Fiat sedeva già il giovane Montezemolo. E la ex fabbrica del Lingotto, dove si versava sudore e sangue, divenuta oggi un enorme centro commerciale, con le sue rutilanti vetrine e le masse che si riversano per passarci il tempo libero.
Tuttavia si scimmiotta maldestramente lo script di La meglio gioventù (Id, Marco Tullio Giordana, 2003), peraltro non certo la migliore prova degli sceneggiatori Rulli e Petraglia.
Una bella idea, quella di Signorinaeffe, buttata al vento. L’ennesima occasione sprecata del cinema italiano.
Fimografia
• Signorinaeffe (2007)
• Maledetta mia (2003) (film collettivo)
• Lettere dalla Palestina (2002) (film collettivo)
• Un altro mondo è possibile (2001) (film collettivo)
• Domenica (2001)
• La mia generazione (1996)
• Ambrogio (1992)
A cura di Giampiero Raganelli
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