Vicini e lontani
Prendere le distanze o meglio, prendere le giuste distanze. Dalle cose, dalle situazioni, dalle persone e dai luoghi. Mettere in pratica, cioè, una difesa sicura, fatta per sopravvivere, per continuare a esistere ed essere se stessi. Resistere, quindi, alla tentazione di andare oltre, di uscire da quello che si è diventati, di trasformarsi, di entrare in contatto con l’altro. La distanza emotiva e sentimentale che invade il corpo e i pensieri di ciascuno oppure, la distanza concettuale e preventiva che è giusto mantenere per conservare uno sguardo coerente, deciso, univoco e appunto, distaccato.
Mazzacurati sembra suggerire che la sua “giusta distanza” sia quella che prevede un avvicinamento tale da non farsi vedere, da non farsi capire e scoprire. Arrivare fino a un certo punto, sfiorare ciò che si guarda, ciò che si desidera, ma non afferrarlo. Una teoria che, poi, un finale che chiude un cerchio, oltre che un racconto, ribalta quasi inaspettatamente su binari positivi, prospettici, buonisti. Se da un lato, infatti, non si mette in discussione la volontà e la capacità di Mazzacurati di trasferire le atmosfere della provincia all’interno di una rete di relazioni ambigue e interessanti (su tutte, quelle scaturite dall’arrivo dalla presenza della bella insegnante che sconvolge i ritmi di un contesto consolidato nel tempo), dall’altro lato, sembra di guardare ad uno schema, a volte, troppo chiuso in se stesso e prevedibile. Ma oltre questo mancato distacco dagli stereotipi, e oltre alcuni intoppi di sceneggiatura, il film di Mazzacurati racconta una nuova pagina di provincia italiana e si colloca con precisione all’interno di un’idea di cinema attuale che vuole, per davvero, mettere al centro l’uomo, le sue ambizioni e le sue relazioni. Da un certo punto di vista il film di Mazzacurati vuole raccontare il desiderio dell’uomo a entrare in contatto con “altro” da se stesso. L’insegnante che arriva nel piccolo paese, gli stranieri integrati e in continua ricerca, il giovane aspirante giornalista. Tutti rincorrono la necessità di accorciare le distanze con i propri desideri. Tutti sperano di ottenere qualcosa in più da quello che vivono.
Un film che racconta dinamiche vere, che disegna profili umani, che indaga il paesaggio come fosse un personaggio in carne e ossa: atmosfere fredde, nubi dense come pensieri, nebbia meschina come un tradimento. Insomma un paesaggio che comunica e che spinge altrove. Un film, infine, che anche se in modo incostante, sceglie di lottare col male di oggi: l’indifferenza e il pregiudizio. Ma forse è un Male che esiste da sempre.
A cura di Matteo Mazza
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