Saga senza possibilità di estinzione
Lo stereotipo vuole che, in una saga, il primo film sia il migliore e quelli seguenti siano invece sempre i peggiori. Se si pensa a casi come Ritorno al futuro o Il signore degli anelli, questa teoria viene smontata, ma se la saga da prendere in considerazione è quella di Resident Evil, fa davvero centro in pieno.
Il primo film era, pur con molti limiti, originale e avvincente. Il secondo era l’esatto opposto, sconclusionato e senza mordente. Il terzo dimostra ancora una volta tutti i problemi di una trilogia che finisce per perdersi, come lo spettatore, nello sguardo magnetico della sua protagonista, Milla Jovovich. A sceneggiare la storia è ancora una volta quel Paul W.S. Anderson, che della Jovovich è il compagno e della saga ha diretto il primo e scritto il secondo film. Lo scenario iniziale è in effetti decisamente interessante, e l’idea di trasferire l’ambientazione dalla futuribile metropoli di Racoon City a una Valle della Morte che tanto ricorda lo storico deserto di Interceptor (Mad Max, George Miller, 1979) funziona, almeno per i primi minuti. Ma quando si entra nel vivo dell’azione, dopo il primo combattimento in cui la nostra eroina prende a calci i soliti cani zombie, tutto sembra già scritto. In realtà spesso nei film horror si procede lungo un copione prevedibile, ma il film può funzionare grazie agli effetti, ai colpi di regia, agli spunti narrativi. Qui invece si continua seguendo una traettoria sempre troppo piatta. Rispetto al secondo capitolo, gli zombie (mai nominati con questo termine forse per una sorta di rispetto nei confronti del genere) tornano ad avere una parte importante, ma non creano mai realmente suspance o emozioni forti. Il mostro finale, d’obbligo in un film tratto da un videogioco, è eliminato come se fosse un nemico qualsiasi. Anche la regia, tenuta da quel Russell Mulcahy che credevamo scomparso vent’anni fa dopo i due Highlander e i video dei Duran Duran, non ha mai un guizzo, e si limita a seguire i diversi abbigliamenti e le cosce al vento di Milla Jovovich.
Gli unici elementi di interesse sono tali solo per i veri fan della serie, dato che il film continua a rimandare a scene dei primi due episodi, spiegando diversi punti irrisolti, e soprattutto si conclude con un finale apertissimo che prepara a un quarto capitolo che, almeno viste le premesse, sembrerebbe più interessante degli ultimi due.
A cura di Alberto Brumana
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