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W la ciccia!

W la ciccia!

Adattamento di un popolare musical di Broadway, a sua volta tratto da un film cult del regista underground John Waters, Hairspray parte come progetto molto ambizioso. Si trattava infatti di realizzare un prodotto per il grande pubblico, diverso dal primo film e dallo spettacolo, che però non deludesse i fan dell’uno e dell’altro. Un’operazione rischiosissima come quella di The Producers (id., Susan Stroman, 2005) che riprendeva un vecchio film di Mel Brooks. Già dallo scoppiettante inizio, si capisce come il progetto sia brillantemente riuscito. Un’inquadratura dall’alto di Baltimora, le note della bellissima canzone Good Morning Baltimore cantata dalla nuova Tracy Turnblad, la graziosissima Nikki Blonsky, che si sveglia e va a scuola facendosi portare in cima a un camion. Un inno alla spensieratezza e alla gioia di vivere. Compare lo stesso John Waters nel ruolo cammeo di un esibizionista con impermeabile. Una presenza che sancisce un divertito omaggio al primo Hairspray ma anche un segno dell’approvazione del vecchio regista, che pare che si sia complimentato con il nuovo, Adam Shankman, dicendogli “Grazie, mi hai fatto diventare nonno!”. Oltre a lui, appaiono anche due attori del vecchio film: la prima Tracy, Ricki Lake, ormai quarantenne e irriconoscibilmente magra, e il padre della stessa Tracy, Jerry Stiller.

Shankman evita tutti quegli elementi sgradevoli che erano presenti nel primo film, in cui comunque se Waters era ormai nella fase di “imborghesimento”. Rimane però fedele nello spirito watersiano in molti aspetti. L’omaggio alla sua amata Baltimora, il semplice ma genuino messaggio antisegregazionista, e più in generale antirazzista, e un inno alla diversità, qui rappresentata dalle persone sovrappeso. Hairspray ribadisce che grasso è bello, come si dice nei titoli, per una volta pertinenti, di entrambe le edizioni italiane.
Un musical folle e strampalato, dalle ricchissime scenografie e con una elegante fotografia dai toni pastello che restituisce lo spirito dei sixties. Il cast è poi davvero formidabile. L’unica nota stonata è John Travolta che fa la parte di di Edna, la madre obesa di Tracy. Ruolo questo che era della mitica Divine, il travestito ciccione che fu la musa di Waters. Il pesante make up applicato a Travolta è poco credibile e poi, se proprio si voleva riprendere l’idea originale, perché non fargli interpretare anche un ruolo maschile, proprio come aveva fatto Divine?

Nell’ambito della produzione hollywoodiana di musical, in cui si sfornano ancora opere tradizionali come Chicago (id., Rob Marshall, 2002) o Evita (id., Alan Parker, 1996), spiccano lavori decisamente strabilianti ed eccentrici come Moulin Rouge (id., Baz Luhrmann, 2001), The Producers e ora anche Hairspray. Un’anarchia visiva che non sfigura con quella di capolavori del passato, come Il mago di Oz (The Wizard of Oz, Victor Fleming, 1939) o Hellzapoppin’ (id., H.C. Potter, 1941).

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