Invenzione
Il film inizia quando Briony termina di scrivere la sua piece teatrale: con freddezza e determinazione scivola per la villa cercando sua madre, mentre nel frattempo ci mostra i personaggi della sua storia. Uno sguardo esterno che si manterrà per tutta la durata del film, uno sguardo interpretativo sugli avvenimenti, che si srotolano e ritornano sullo schermo, visti e rivisti.
Il tempo si piega in base alle esigenze di scrittura e di osservazione di Briony, i suoi occhi sono sempre attenti a sbirciare e interpretare ogni scena: è lei a vedere lo stupro che cambierà la vita di tutti, lei a osservare la scena della fontana tra Cecilia e Robbi, a sorprendere i due in biblioteca, a inventarsi una favola per il soldato, mentre lo guarda morire.
Uno sguardo leggero ma determinante, che modifica il racconto filmico dal punto di vista formale, lo rende elastico e ripiegabile, con molte scene mostrate da due punti di vista differenti, quello di Briony e quello della cosiddetta “realtà”. Il regista non fa nulla per nascondere l’occhio della ragazza, anzi mostra sia ciò che vede lei, sia ciò che è in realtà, esplicitando il discorso sulla creazione della realtà, della sua narrazione, permettendo allo spettatore di credere alla veridicità di ogni inquadratura.
Un melodramma tenuto in pugno dall’immaginazione della giovane Tallis, per questo spesso lievemente onirico, come nella scena in cui i due militari insieme a Robbie arrivano alla spiaggia: un lungo pianosequenza tiene ancorati alla realtà di ciò che si vede, una rappresentazione grottesca e fantastica, una massa infinita di uomini che si spostano davanti alla macchina da presa in un balletto perfetto, tra canti di speranza, sporcizia, morte e disperazione. Frutto della fantasia di Tallis, le immagini iniziano a perdere la loro consistenza logica e cronologica, si fanno evanescenti e spezzate, come quando le due sorelle di ritrovano insieme a Robbi nella casa di Cecilia: il giovane è come un fantasma e per l’ennesima volta Briony è testimone dei due ragazzi che si baciano: il suo sguardo veicola quello degli spettatori sugli avvenimenti, mentre la trama del racconto lentamente si spezza per condurci alla fine della storia.
L’ultimo momento dovrebbe essere quello “vero”, quando ritroviamo Tallis ormai anziana; ma in quel momento l’occhio che osserva è quello della telecamera televisiva, e anch’essa interpreta e mostra una realtà montata, tagliata e messa in scena. Il senso di espiazione di Tallis risiede forse nella vita di sacrifici che ha scelto per aver distrutto la vita dei due giovani amanti, ma è espiazione anche quel processo creativo che aspira a raccontare la verità senza mai riuscire a comprenderla appieno.
Curiosità
Il commento musicale dell’italiano Dario Marianelli è forse uno dei punti forti del film. Il ritmico battere dei tasti della macchina da scrivere di Tallis si trasformano in una colonna sonora originale e incisiva, dichiarando come ogni immagine sia frutto della ricostruzione di uno scrittore. Sicuramente una scelta che omaggia anche l’origine letteraria del film stesso.
A cura di Francesca Bertazzoni
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