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Ombre d’adolescenti

Ombre d’adolescenti

Alex, che fuma sigarette nascosta sotto il portico, cresciuta come una bambina ma lacerata dal suo essere al tempo stesso un ragazzo. Alvaro, un’ombra tragicomica negli occhi e un papà che lo disprezza. Un amore che forse amore non è, stretto tra dubbi e ambiguità davanti a una spiaggia freddissima. Maschio o femmina, omosessuale o eterosessuale, adulto o bambino, identità sovrabbondanti e incerte, solitudini che procedono parallele, incomprensioni dettate dal troppo affetto o dall’indifferenza, senza che vi sia un giusto mezzo, un centro di gravità.
Per il suo lungometraggio esordio, la trentunenne Lucía Puenzo (figlia d’arte del regista Luis) ha scelto un tema difficile e inedito, quello dell’ermafroditismo, portando in scena una storia dura eppure animata da una vena dolcissima. Il risultato? Un piccolo, meraviglioso gioiello.
Un film che racconta la morbosità senza essere morboso, esibendo alla telecamera corpi nudi che emanano dolcezza e dramma, un’opera onesta, che non prova a semplificare la complessità o a risolverla in modo semplicistico e che riesce a toccare le corde dell’anima dello spettatore senza mai strizzargli l’occhio.

La forza di XXY, al di là della sua dimensione estetica e di una sceneggiatura senza sbavature, risiede soprattutto in una perfetta definizione dei personaggi, costruiti con intelligenza e interpretati da un cast ispiratissimo. In un’ora e mezza, davanti ai nostri occhi prende vita un microcosmo vario e sfumato, in cui si intessono le vicende e i fantasmi di uomini e donne straordinarmente reali.
Lunghi silenzi e dialoghi incisivi, visi che comunicano interi mondi interiori, momenti che commuovono e passaggi agrodolci che strappano sorrisi amari.
Quello che più stupisce, è comunque la capacità della regista di richiamare, attraverso una storia per molti versi anomala, esperienze in cui chiunque può in qualche modo ritrovarsi.
La confusione di Alex, in fondo, non è altro che l’apoteosi delle difficoltà che ogni adolescente affronta nel maturare e definirsi sessualmente. La preoccupazione dei suoi genitori è lo sconcerto di tutti gli adulti che si trovano ad affrontare il dolore dei loro cuccioli che diventano grandi. E le lacrime di Alvaro sono anche le nostre, quelle che abbiamo pianto ogni volta che non ci siamo sentiti all’altezza di nostro padre.

Curiosità
Il film, presentato a Cannes nel corso della 46ma edizione della Settimana della Critica, ha conquistato il Gran Premio e il premio ACID (Associazione per la diffusione del cinema indipendente).

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