Fratelli in casa
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Tendenzialmente sono piuttosto scettico davanti a un film che mostra nella locandina i due nomi principali del cast (Anna Paquin e Stephen Moyer, direttamente da True Blood), quando in realtà entrambi recitano per non più di dieci minuti nel corso dell’intera pellicola. Subito mi viene da pensare a una spudorata operazione di marketing, e questa sensazione aumenta quando scopro che il regista è l’esordiente Andrew, fratello della stessa Paquin. Dopo averlo visto invece Open House si rivela un film indubbiamente interessante, che dimostra come il giovane regista abbia sicuramente una sua idea di cinema horror che intende portare avanti, al di là dei nomi del cast che compone il suo film.
Open House si pone infatti a metà strada tra un certo horror psicologico alla Funny Games (Michael Haneke, 1997) e lo slasher più classico in stile anni Ottanta. La messa in scena è particolarmente curata, e Paquin dimostra in più di un’inquadratura di saper fare davvero bene il suo lavoro. Per quanto riguarda il lavoro sui personaggi, quello della vedova nera è forte ma sicuramente già visto, e lo stesso vale per la giovane sequestrata, mentre sicuramente più interessante è quello del giovane compagno di follia omicida, interpretato dall’impassibile Brian Geraghty di The Hurt Locker. Tra episodi sadomaso, rapporti incestuosi e sindrome di Stoccolma, uno psicanalista avrebbe sicuramente di che scrivere su di lui.
Il racconto prosegue con la giusta tensione fino al più classico dei finali rivelando quindi un buon film, che però poteva osare di più. Paquin, forse frenato dall’emozione dell’esordio, non mette in scena tutte le sue potenzialità, frenando là dove potrebbe accelerare: nella psicologia dei personaggi, nella violenza dello splatter, nell’umorismo nero. Un buon esordio, ma dal secondo film ci si aspetterà qualcosa di più.
Curiosità
Il film è stato presentato al Tribeca Film Festival e inizialmente doveva uscire in sala nei mesi successivi. È stata poi decisa invece una distribuzione diretta in dvd, con l’utilizzo della copertina incriminata.
A cura di Alberto Brumana
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