Ragione e magia
Una storia d’amore lunga più di quindici anni. Il regno dell’illusione e per contrasto del raziocinio più estremo. Una città, Vienna, patria decadente di un potere Asburgico ormai corroso nella discendenza. Il richiamo bucolico a una vita di campagna, covile di leggiadra e ancestrale magia. La fine di un secolo, l’ottocento. L’avvento della tecnica e il vezzoso desiderio di provar stupore di fronte a un’illusione. Locazione originale che ci riporta a un’Austria a lungo studiata nei testi di scuola ma non sufficientemente trattata dall’ universo cinematografico.
Edward Norton come protagonista, prestigiatore dal talento certo che, per riconquistare l’amata perduta per “difetto” di ceto sociale, sfida, con l’arma dell’illusione, l’uomo più potente del regno: il principe ereditario Leopold. Contraltare del “meraviglioso”, il raziocinante ispettore Uhl, titubante esecutore al soldo del potere, sedotto dal regno dell’ignoto, tuttavia infine certo che dietro un prestigio si nasconda un mirabile inganno di tecnica sopraffina.
Magia e raziocinio, potere eversivo e potere istituzionale, amore democratico e amore obbligato per “diritti” e “doveri” di nascita. Tre temi che si compenetrano come unitario filo conduttore della vicenda. Prorompente dallo schermo l’atmosfera fien de siecle di una Vienna rarefatta e il “pensiero” di un’epoca dal nascente spiritualismo.
Meno esauriente, invece, la caratterizzazione dei personaggi. L’ ottimo Eiseneheim, ambiguo e sanguigno nei suoi silenzi intrisi di sapienza, non trova un antagonista convincente se non che in Uhl. Il principe Leopold, descritto con piattezza e pregiudizio, incarna il modello di nobile deviato e corrotto, senza chiaroscuri né contraddizioni. Un tipo umano, il cattivo per eccellenza, di infantile e superficiale sembianza morale.
Il gioco enigmatico che sottende l’intera trama appassiona, con colpi di scena riusciti quanto leggermente scontati. L’arte del prestigio, il confine inconoscibile tra finzione nella realtà e vera magia stimola, restando volutamente ambiguo anche in chiusura di film. Un’ottima colonna sonora, accompagna ritmo e situazioni.
Giochi di luce e ombra come effetti visivi e metafore, dal teatro delle magie di Eisenheim alla cupa riserva di caccia regale, contrastano con eleganza i vivaci colori bucolici di una campagna sempre verde. Il potere del prestigio e il potere della corona come poli opposti carichi di contraddizioni. Il potere della natura, come vera magia illuminante. Il potere della morte, come rinascita da un vita mai realmente interrotta.
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