Sott’acqua, senza fiato
Gli ultimi secondi prima che un uomo muoia affogato sembrano eterni. La fame d’aria, come tecnicamente viene chiamata la necessità di respirare, sconvolge l’organismo dall’interno, provocandone il collasso. Paolo, ex schermidore prestato al giornalismo, ha sempre vissuto in apnea. Dallo sport al lavoro, Paolo trattiene il fiato e si butta a testa bassa fino a quando è costretto a riemergere. La morte di Franz, amico e compagno di assalti spadaccini, lo spinge ad approfondirne la conoscenza, in un rapporto prematuramente finito. Paolo scopre l’immagine che si era fatto in tanti anni non corrisponde a quella offerta dalle persone che erano più prossime a Franz durante i suoi ultimi giorni. Poche indagini gli permettono di squarciare il velo di distacco che Paolo aveva tessuto su Franz. Qualcosa si nasconde dietro la morte per infarto di un ex-atleta, ancora giovane e in piena forma fisica. Un mistero che sarebbe più comodo tenere nascosto o lasciare affondare nel gretto di un fiume.
Prodotto dalla Indigo Film nel 2004 e dichiarato di interesse culturale e nazionale, Apnea vede le sale con oltre due anni di ritardo grazie all’intervento di Nanni Moretti e di Elio De Capitani (che interpreta il ruolo dell’industriale Giordano). La denuncia, non troppo sottile, delle condizioni disumane in cui sono costretti a lavorare gli operai extracomunitari, anche nelle ricche fabbriche del nord est, è il motore che svela un mondo tanto operoso quanto ipocrita. Le continue epifanie di tali situazioni spingono Paolo ad aprire gli occhi e a prendere coscienza di una realtà che, nonostante sia a portata di mano, spesso risulta assai poco intelligibile (quasi la volontà di ciascuno opti per non riconoscere il male che c’è vicino a noi). Un tema del genere può apparire indigesto a un pubblico qualunquista o che, in qualche modo può riconoscersi nelle categorie denunciate, ma ha un forte impatto emotivo e realista.
Non a caso Roberto Dordit ha una formazione da documentarista e lo stile secco e asciutto di Apnea lo dimostra in modo evidente. Dordit conferma che il Nord Est è il luogo nostrano deputato a fare da location a storie di morte, di thriller e noir ambientati nel mondo della ricca borghesia industriale, basti citare i recenti La sconosciuta (Giuseppe Tornatore, 2006) e Primo amore di (Matteo Garrone, 2004). I ritmi sono lenti, i colori sono plumbei quasi a evidenziare il grigiore delle coscienze di chi si macchia di crimini legati al mondo del lavoro. Ricchezza e povertà, borghesia e immigrazione, sport e lavoro, nuotare e affogare, il film di Dordit si districa in bilico tra dualismi di varia natura ma, soprattutto, sulla polisemia del termine stesso di “apnea”.
A cura di Carlo Prevosti
in sala ::