Zollette di romanzo
Buttando gli occhi sulla locandina di Miss Potter si coglie un particolare curioso. La paffuta, sorridente, carina, brava e sempre zitellona Renée Zellweger, oltre a mostrare due occhi azzurri e limpidi, piange. Non lacrime, ma pagine che sembrano gabbiani in volo. L’immagine conduce a percorrere due strade. Una è quella della sofferenza patita dalla creatrice di Peter Rabbit, Jeremy Fisher, Mrs Tiggy-Winkle a causa di una marea di imprevisti e ostacoli, lungo la sua carriera / esistenza. L’altra è la sofferenza dello spettatore, avvolto dai quattordici strati di morbidezza del film, cosparso di miele e marmellata sugli occhi e pronto a reagire alla visione di Miss Potter come le pagine-gabbiano della locandina, cioè fuggendo via libero. Magari non leggero, ma comunque libero.
Chris Noonan, il regista, a questo proposito pare avere le idee chiare: il regno della Potter, mescolato (come sempre quando si raccontano libri e vita, alternando immagini e realtà) deve mantenere questa atmosfera dolcissima. Non dolciastra e nemmeno amarognola. Solo estremamente dolce, anche quando c’è un bacio sfumato, una discussione, un rifiuto, una delusione. Perché la Potter non è stata la Rowling, né tantomeno Dahl.
Tra zollette di zucchero mescolate a tazzine di tè e pasticcini che accompagnano la nascita di idee e personaggi fantastici, si intromette la famiglia conservatrice di Beatrix, impressionata solo dal prestigio sociale e preoccupata solo dalla scelta di uomo che lei dovrà sposare. Una sferzata di realismo e bigottismo che rende lo sfogo nella scrittura e l’incontro con l’editore Norman Warne, ancora più significativo per mantenere alti i valori di glucosio nel sangue. Le lacrime scendono o escono dal cuore, i disegni prendono forma e nuovi personaggi vivono nuove storie.
Ma alla lunga lo zucchero non basta più e gli ingranaggi si bloccano. Noonan accenna messaggi bucoloci, di speranza e soprattutto di spiccio femminismo, senza mantener fede alla creatività dell’artista che fu. Il nuovo biopic offre qualche spunto all’immaginazione, ma spesso risolve tutto con l’aiuto di qualche animaletto carino e buffo che si anima improvvisamente. Nessuno metterà in discussione la tenacia della giovane donna, sognatrice e ideatrice di mondi fantastici. Ma chi sarà riuscito a percepire qualche altra sfumatura di una personalità comunque complessa, a tratti contraddittoria e quindi umana, della donna-scrittrice?
Le uniche sfumature intraviste sono quelle delgi acquarelli delle tavole. Allora sarebbe sato più stimolate pensare per contrasto, alternando luce e ombra, chiaro e scuro, dolce e amaro. Come non manca mai di sottolineare Tim Burton, maestro in questo campo.
A cura di Matteo Mazza
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