Il migliore dei mondi possibili
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Qual è il migliore dei mondi possibili? Quello in cui viviamo o quello che immaginiamo? Secondo il filosofo Gottfried Leibniz, il migliore dei mondi possibili è il nostro, perché ogni cosa è stata creata per uno scopo, mentre Voltaire, nel suo Candido, confuta la tesi sostenendo che quel mondo non esiste perché siamo governati da eventi più grandi di noi. In The Nines, John August ripropone questa antica e annosa questione (Lost vi dice qualcosa?), raccontando una tripla vita alla terza, divisa in tre capitoli. Ryan Reynolds infatti interpreta tre personaggi apparentemente slegati, ma uniti da un sottile filo verde: l’attore Gary, l’autore televisivo Gavin e il creatore di videogiochi Gabriel. Lui è il personaggio G, come God, dio. Ma chi è G? Lui sembra non saperlo, percepisce la presenza degli altri, ma gli sfugge il nesso. È davvero un dio, un essere supremo, o si tratta solo di un uomo in crisi?
Senza esagerare con le anticipazioni, va detto però che il regista e scrittore John August (già collaboratore alle ultime sceneggiature di Tim Burton) mostra di essere un narratore di mestiere, proponendoci tre storie, a loro volta riconducibili ad altrettanti snodi narrativi, contenenti ognuna diverse linee di lettura attraverso le quali leggere e interpretare gli avvenimenti. Nonostante la classica scena (almeno nei film hollywoodiani) dello “spiegone”, tra l’altro abbastanza didascalico, in effetti è possibile scorgere altri numerosi elementi, comuni in tutte le storie, che sembrano suggerire nuove, infinite possibilità. Le donne della vita di Gavin sono anch’esse triple. C’è Sarah, Susan, Sierra (S di satana?) e Margareth, Melissa, Mary (M di madre?). Bene, male, vita e morte. C’è poi la numerologia, quel 3 alla terza, il nove, che nella cabala è il numero perfetto, la trinità.
Siamo quindi di fronte a un’opera complessa, che necessita di essere elaborata, e interpretata, riuscendo a restare in bilico tra umanesimo e teologia. Molte sono le spiegazioni plausibili per comprendere quello che succede in The Nines e ogni spettatore avrà la responsabilità personale di scegliere quella più vicina alla propria sensibilità. Eppure ci sentiamo di sponsorizzarne una su tutte. G/Dio è in realtà lo scrittore, colui che tutto può e tutto crea attraverso la propria immaginazione. È lui l’unico essere terreno in grado di creare il migliore dei mondi possibili dove far muovere infiniti personaggi. Sua la responsabilità divina di plasmare ambienti e personaggi da regalare a un pubblico, più o meno vasto, con l’unica avvertenza di rimettere a posto tutti i fili. Che sia Dio, Santana o una madre amorevole, d’altronde, l’importante è non sprecare i propri sforzi e, alla fine, salvare con nome.
Curiosità
Tante curiosità intorno a The Nines, proprio perché trattasi di un progetto molto personale. La seconda parte del film, Reality Television, è stata improvvisata sul set prendendo spunto dalla vera esperienza del regista in merito al fallimento della serie D.C. da lui creata. John August credeva talmente nel progetto da usare la propria casa come set: è infatti sua l’abitazione di Gavin, dove Gary va a scontare gli arresti domiciliari. August era poi convinto di non trovare una bambina abbastanza brava e decise che la piccola Noelle sarebbe stata muta. Le capacità di Elle Fanning (sorella minore di Dakota), invece, lo hanno spinto a riscrivere il finale per dargli più battute. E infine, la parte di M è stata scritta pensando alla brava Melissa McCarthy (Una mamma per amica), grande amica di John August e già protagonista del suo cortometraggio God.
A cura di Sara Sagrati
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