Donne buone e cattivi film
«Esperienza è il nome che ciascuno dà ai propri errori». Chissà se il regista Mike Barker concorda con questa affermazione, una delle numerose geniali battute contenute ne Il ventaglio di Lady Windermere, la pièce teatrale di Oscar Wilde da cui è tratto il film. Le seduttrici, inutile titolo italiano traduzione dell’originale A Good Woman, che allude e riscatta all’ultima riga la signora Erlynne, la fascinosa peccatrice Helen Hunt. La trama è nota: un piccolo intrigo popolato di donne dalla reputazione dubbia, uomini ricchissimi, cinici dongiovanni e il chiacchiericcio diffuso dell’alta società a fare da protagonista. Il segreto di famiglia è – come sempre – dietro l’angolo.
Probabilmente Mike Barker non ha mai sentito una sagace battuta di F.S. Fitzgerald che recita: “Ha mai letto Oscar Wilde?” “No, chi l’ha scritto?”. Quel che si dice impossessarsi dello spirito di un’opera. Il testo teatrale, e così il film, trabocca di dialoghi brillanti, aforismi, battute sui rapporti tra uomini e donne, arguzie sul matrimonio: tutto mutuato dalla società londinese di fine ottocento in cui Wilde prosperò e cadde. Ignorando le coordinate spazio-temporali originarie, Barker sposta l’azione sulla costiera amalfitana degli anni trenta, offrendo allo spettatore scenografie deliziose quanto inopportune, rendendo un cattivo servizio al testo e al suo autore. Se le acute considerazioni di Wilde sui temi succitati sono universali, l’azione e i meccanismi sociali da cui esse attingono senso e vita difficilmente possono mantenere inalterata la loro efficacia in un contesto così diverso. Quarant’anni di storia e di evoluzione di società e costume sono parecchi, e certo alla signora Erlynne non giova diventare una quarantenne single newyorkese, presenzialista alle feste modaiole, per quanto certi scorci (!) abbiano un loro appeal.
Mike Barker ha affermato che facendo diventare Meg (Johannson) e Steve Windermere (Umbers) americani la storia è diventata più interessante per un pubblico internazionale. Ha poi affermato di aver adottato il titolo originale di Oscar Wilde A Good Woman perché riflette la critica sociale della storia. Ma se la società di riferimento non è più quella originaria, la critica sociale a cosa si riferisce? Agli americani in vacanza sugli yacht? Forse potremmo mettere sottocoperta anche la tassa sul lusso. Se di attualizzare si tratta…
In fondo, parafrasando una celebre battuta del testo, il Cinema è una cosa troppo importante per poterne parlare seriamente. Ha mai visto Oscar Wilde? No, chi l’ha diretto?
A cura di Antiniska Pozzi
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