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Dialoghi su diari infuocati

Dialoghi su diari infuocati

Fuochi di Napoli e diari di Storia di Antiniska Pozzi ******

«Cos’è la Storia, se non un fondale dipinto davanti al quale attori diversi recitano sempre le stesse parti?». La Storia e la storia si intrecciano, dipendenti l’una dall’altra, in questa pellicola presentata fuori concorso alla 62esima Mostra del Cinema di Venezia, secondo lungometraggio di Lamberto Lambertini dopo l’applaudito Vrindavan Film Studios (1995). Un film dalla gestazione decennale, dedicato a Napoli e alla cultura di Napoli, a quello che a qualcuno sembrò “il più bello dei regni”: una città che nel film è protagonista delle vicende narrate, anello di congiunzione tra culture diverse, tra passato e presente, tra l’Italia immaginata e quella che esisterà davvero, luogo simbolo di tante contraddizioni storiche e sociali dell’Italia di oggi, descritto proprio nel momento in cui la città si conquistava un posto nell’immaginario collettivo.
1815, ultimi mesi del regno di Gioacchino Murat: il film si apre con le immagini della sua fucilazione, con i soldati che fanno fuoco su suo ordine, mentre qualcosa sembra svanire per sempre e di nuovo vengono rimessi in discussione gli assetti politici dell’epoca. Un film sul passato che vorrebbe parlare al presente, utilizzando come trait d’union un momento di transizione che sembra mancare di riferimenti o di speranze per il futuro: ma c’è purtroppo qualcosa che lo impedisce, manca un respiro più ampio forse, o un legame più esplicito tra la storia privata dei protagonisti e l’accadere storico nel quale essi sono immersi e coinvolti.

Il sentimento passa attraverso una bella colonna sonora, le attente ricostruzioni di ambienti e costumi sia in interni che in esterni (più i primi che i secondi), una fotografia che richiama alla mente certe vecchie cartoline dove il mare ha un colore poco reale ma carico di senso. Passa anche attraverso la presenza e la voce di Omar Sharif, evocativa e avvolgente mentre racconta di storie antiche e di Virgilio Mago, ma è irrimediabilmente offuscato da una parte centrale troppo prolissa e dolciastra, a tratti ingenua nel richiamo a certi modelli letterari (Paolo e Virginia…), incapace di restituire davvero una dimensione dell’Ideale da opporre e contrapporre come alternativa (utopica o meno) al reale storico e contingente. Incapace anche di consentire processi di identificazione dello spettatore in una storia d’amore “gentile”, a cui la pessima prova recitativa dei due giovani attori (Massimiliano Varrese e Sonali Kulkarni nei panni di Eugenio e Graziella) non consente di acquisire credibilità e spessore.

Certo «non è la perfezione ma la bellezza, che ci interessa», come il vecchio gentiluomo Nicola fa notare al nipote Eugenio, ma la dimensione della favola – con tutto quel che porta in sè e che dovrebbe affiancare quella storica nelle intenzioni del regista – si perde tra i panorami di Procida e le leggende in dialetto napoletano, finendo per essere soffocata da alcune pesantezze della storia (con la “s” minuscola).

Dialoghi immaginari di Enrico Bocedi ***

A: Ieri sera sono andato al cinema.
B: Ah sì? E che film hai visto?
A: Fuoco su di me.
B: Come?
A: Si chiama Fuoco su di me. E’ un film italiano, appena uscito.
B: Mai sentito… Ma di che parla?
A: Beh, è la storia di un giovane del regno borbonico che fa ritorno a Napoli nel 1815, dopo essere stato ferito in battaglia in Francia.
B: Capito. E con chi è?
A: Uff, ci sono un sacco di bravi attori. Omar Sharif, per esempio. Quello che ha fatto Il dottor Zivago. E poi c’è Massimiliano Varrese.
B: CHI?
A: Varrese, quello che ha fatto Velocità Massima!
B: Mi spiace, non lo conosco. Ma sai che io non sono un esperto di cinema come te…
A: Guarda che non è necessario essere esperti di cinema per conoscerlo! Sono sicuro che lo hai già visto; è stato uno dei Carramba boys, e poi ha raggiunto il successo con il serial Grandi Domani, prodotto da Costanzo, interpretando il ballerino Furio! E senz’altro lo avrai apprezzato in Carabinieri.
B: Mmmmm… Forse ho capito chi è…
A: Comunque non è finita qui; la protagonista femminile è Sonali Kulkarni, superstar di Bollywood, che ha partecipato anche a Matrimoni e pregiudizi. Poi Zoltàn Ràtòti, mattatore del cinema ungherese, e Maurizio Donadoni, protagonista di successi televisivi come Un bambino di nome Gesù, Scoop, L’ispettore anticrimine, La Piovra. Insomma, un cast internazionale all’altezza di questo progetto!
B: Eh sì, sembra proprio così. E immagino che il regista sarà di pari fama internazionale!
A: Certamente! Il regista (e sceneggiatore) è Lamberto Lambertini, e sono certo che questo lo conosci. D’altra parte, ha realizzato per la Rai opere indimenticabili: Il Principe di Sansevero, Artisti, Donner Party, Passeggiate di Lamberto Lambertini per Napoli e Contorni, Al Ballo con Marcel Proust, Tredici Notti con Sade, Una Lettura di Casanova… Credo però che tu, da “profano” (e con te il grande pubblico) lo ricordi per l’incredibile successo di Diabolik ed Eva Kant uniti nel bene e nel male. Con quello fece letteralmente il boom!
B: Ah già, ora me lo ricordo! Mitico, non sapevo che fosse lui il regista! Beh, allora corro a vederlo, questo Fuoco su di me!!!
A: Fai bene, e se vuoi avere una chicca in più, eccotela qua: questo film è stato riconosciuto “di Interesse Culturale Nazionale dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali”!!!
B: ESAGERATO!!!!!! CORRO AL CINEMA!!!!

Il recensore tiene a precisare che la sovrariportata conversazione non è mai ufficialmente avvenuta (né presumibilmente avverrà mai). I dati riportati sono però tutti veritieri, nella loro tonante crudezza. Il recensore ritiene che la cotanto declamata crisi del cinema italiano non si risolverà mai, se i nostri autori si limiteranno a vedere l’Italia come un banale e stereotipato posto al sole, da smerciare all’estero a colpi di recitazione televisiva. Il recensore si domanda ancora, a distanza di giorni dalla visione, come sia possibile assegnare un riconoscimento Ministeriale a pellicole di questo livello, e questo pensiero gli toglie il sonno. I lettori sono invitati a correre in suo aiuto, scrivendo la loro opinione a riguardo all’indirizzo info@hideout.it. Il recensore ringrazia, e cercherà di addormentarsi.

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