Notte dopo il film
Dopo l’anteprima del primo film di Fausto Brizzi, un ragazzo è stato avvistato nei pressi di Viale Abruzzi in strani atteggiamenti. Fonti affidabili hanno sostenuto che il ragazzo stesse ballando il Gioca Jouer di Claudio Cecchetto. Dal racconto dei testimoni è emerso che lo stesso ragazzo ha percorso tutto il viale milanese a braccia alzate cantando The wild boys dei Duran Duran per fermarsi definitivamente in Piazzale Loreto a improvvisare The final countdown degli Europe. Le forze dell’ordine sono intervenute troppo tardi. Il ragazzo aveva già cantato Lamette di Donatella Rettore e l’intramontabile hit Cosa resterà degli anni ottanta di Raf. Delirante e ammenettato sui sedili della volante, il ragazzo continuava a gridare: «W gli anni ottanta!! W gli anni ottanta!!».
Reazioni di questo tipo non sono programmabili. Nemmeno Brizzi si potrebbe aspettare qualcosa di simile, anche se per tutto il film non fa altro che confenzionare il colpo di fulmine tra lo spettatore del duemilasei e gli anni ottanta. Fa di tutto affinché lo spettatore si affezioni, di nuovo, a quel periodo. Operazione poco appagante e poco riuscita del resto, perché limitata e costretta. Notte prima degli esami non è più brutto di altri film con la pretesa di fornire uno spaccato generazionale. Anzi, a volte riesce a essere pure più simpatico, spensierato e meno paranoico di certi film. Ma questo non basta a salvarlo.
La forma e le intenzioni vanno in direzioni opposte. Infatti, da una parte ci sono le trovate divertenti, cioè i personaggi affettuosi e ingenui, che piacciono a tutte le fette di pubblico (l’imbabolato ingenuo e un po’ sfigatello, e la bambolina carina e sensibile per i giovani, il personaggio di Faletti per i più grandi) e dall’altra ci sono le scelte. Poco coraggiose. Poco convicenti. Poco credibili. Gli anni ottanta sono chiusi in una gabbia di ricordi, piena di poster e canzoni celebri. Si bada al sodo (o al superficiale?) per inquadrare i giovani di vent’anni fa, evitando tutte le possibili questioni più o meno serie di quel periodo. E allora perché fare un film sui giovani degli anni ottanta se poi non se parla? Limitare il gap generazionale a futili questioni di costume non rende merito a quell’epoca, a quei giovani. E non si dica che le cose non sono cambiate. Sarebbe un errore madornale.
Il ragazzo dopo una breve toccata e fuga in ospedale è stato portato in questura. Durante la notte ha potuto guardarsi tutte le puntate de I ragazzi della 3C, calmarsi e redimersi. Poche ore dopo, però, è stato nuovamente arrestato. Oltraggio a pubblico ufficiale. Nei pressi di Porta Venezia fermava ogni Vigile Urbano e gli diceva: «Sacchi…tre!».
Curiosità
Fausto Brizzi, diplomato nel 1994 in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia, dopo varie esperienze teatrali e alcuni premiati cortometraggi, si è dedicato alla scrittura televisiva e cinematografica, sempre in coppia con Marco Martani col quale divide fortune e sfortune da oltre quindici anni. Tra i vari lavori come sceneggiatore televisivo Valeria medico legale con Claudia Koll, due serie di Sei forte maestro e di Non ho l’età. Dal 1999 collabora attivamente con Neri Parenti per il quale ha scritto le sceneggiature di Tifosi (1999), Bodyguards (2000), Merry Christmas (2001), Natale Sul Nilo (2002), Natale in India (2003), Christmas in Love (2004) e Natale a Miami (2005).
A cura di Matteo Mazza
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