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cultura dell'immagine e della parola

Danzando sui mattoni

Danzando sui mattoni

Travaux è un po’ come quelle caramelle colorate, fatte di gelatina, con lo zucchero sopra. Quelle che quando le metti in bocca frizzano di continuo. Ma questo non deve ingannare. Perché il nuovo film di Brigitte Rouan, terzo personale ma primo ad arrivare in Italia, a differenza della caramella che vale poco, vale molto. E’ un film che affronta una tematica complessa come quella degli immigrati, ma lo fa con originalità e simpatia, senza mai banalizzare o cadere nel qualunquismo. E’ un film frizzante perchè attraverso la finzione parla con leggerezza di qualcosa di pesante. Lo fa in un modo divertente, a tratti rocambolesco, quasi funambolico. I lavori nella casa di Chantal, così come nella sua vita e in quella di ciascuno, non finiscono mai, perché la vita stessa è un cantiere.

E il cantiere, si sa, ha un inizio ma non una fine. O meglio, si sa quando i lavori iniziano ma non si sa quando finiscono. E così funziona anche l’amore. Elogio della diversità a tutti gli effetti, tradotto dall’incontro di chi è diverso e si completa. Vivace, leggero, brioso, effervescente. Sembra lo spot di un’acqua minerale e invece è Travaux a essere un po’ tutte queste cose. Perché Brigitte Rouan vuole lasciare un impronta che si sente, ma che non pesa. Che magari faccia pensare, ma che faccia anche ballare. Per questo parla di immigrati, che in un modo o in un altro arricchiscono, anche sans papier, con la loro presenza e il loro lavoro, la Francia. Che è culla di tante culture. Come l’appartamento di Chantal, che a poco a poco si trasforma, muta. Si spegne e poi si riaccende, diventando palcoscenico di interculturalità. Quasi un patrimonio da difendere. Un microcosmo fatto da uomini. Ma soprattutto da una donna.

Chantal danza in mezzo alla polvere e ai calcinacci del suo appartamento che cade a pezzi, forse proprio come il paese in cui vive. Danza in tribunale, danza al distretto di polizia, danza sul parquet della sua nuova cucina. Chantal è leggera come una bollicina in mezzo ai mattoni. E’ il tocco surreale e magico, portatore dello sguardo della regista e interpretato da una Carole Bouquet che gioca con sé stessa. Chantal parla di nuove opportunità e sperimenta su se stessa le conseguenze delle sue idee. E’ coerente e felice. Lei è come una festa.

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