Caino e il clown
In qualche modo, dobbiamo tutti “sistemare le cose con Dio”. Ma come? C’è chi predica, chi prega, chi uccide. The King, il re: il re di cosa? Il re di se stesso, colui che governa la propria vita e sa rendere la vendetta una dimostrazione del proprio potere, mescolata alla quotidianità, ai minuti che passano, alla quasi banale poesia dell’acqua che scorre e forse leviga le colpe. L’assassinio perde, da questa prospettiva, le sue connotazioni di evento abnormale e si fa mezzo necessario di cui non si avvertono le implicazioni morali, e questo getta una luce sinistra nel contesto di una comunità religiosa che appare fondata sulla sola esteriorità del rito. La parola del Signore non tocca mai il nostro cuore, ma colpisce la vista il tabellone luminoso a forma di croce che ci ricorda i doveri cristiani.
La pellicola segna il debutto al lungometraggio del pluripremiato documentarista James Marsh, e ne porta in pieno l’impronta: il film è ben girato, con grande attenzione per ogni singola inquadratura, cura dei dettagli e movimenti di macchina davvero pensati sulle esigenze espressive di quanto narrato. Ciò che non è al servizio della storia narrata, e del ‘genere’ a cui essa dovrebbe appartenere, è il ritmo: lento, lentissimo, stanca lo spettatore a dispetto di una vicenda ricca di suspense e di nodi drammatici. Non c’è nulla di inutile, non ci sono momenti che non siano funzionali al messaggio. È una questione strutturale, e forse Marsh non ha tenuto nella giusta considerazione le esigenze del racconto, che finisce per non avere il giusto respiro.
Sono comunque molto belli alcuni passaggi: Caino uccide Abele e nel tornare a casa incontra un clown. Cos’hanno i due in comune? Senso dell’abbandono e desiderio di riscatto. Chi potrebbe giurare che non siano assassini entrambi? Si guardano, come in uno specchio, si oltrepassano. Il protagonista, che ha le fattezze ambigue di Gael Garcia Bernal, riesce a farsi accettare nella famiglia che lo ha rifiutato a inizio film, e dal di dentro mette in atto un’opera di distruzione che non è tanto frutto di un disegno premeditato, quanto di un richiamo atavico del sangue. Uccide il fratello, mette incinta la sorella, poi la uccide insieme alla matrigna. Relazioni archetipiche derivate dalla Sacra Scrittura e dalla mitologia s’intrecciano in un discorso sul rapporto tra umanità e cristianità, sentire viscerale ed esteriorità religiosa. Prima ancora, una riflessione sul significato della famiglia, nucleo generativo di ogni bene come di ogni male, mero contenitore di relazioni che restano comunque fondate sulla passione. Corpus Christi. Annientata la famiglia, the King affronta il padre/pastore: «Devo sistemare le cose con Dio», gli dice. Come a dire, con me stesso le ho sistemate. Come a dire, vediamo se in nome di Dio sei capace di andare oltre anche a questo. La Follia confina forse con il Perdono? Intanto, il Re ha incoronato se stesso.
A cura di Antiniska Pozzi
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