Cuba, oltre la musica
Una fiction Tv e nemmeno delle migliori. Il linguaggio cinematografico latita: il regista Benito Zambrano, spagnolo ma cubano d’adozione, acclamato in numerosi festival con il precedente Solas (1999), si limita a tenere la macchina da presa a distanza di sicurezza da ogni possibile angolazione atipica. Nessuna inquadratura coraggiosa, niente assalti improvvisi ai personaggi.
Unico tratto distintivo della regia, l’eccessivo avvicinarsi e indugiare su scene senza sentimento ed eccessivo sentimentalismo, stringendo in primissimi piani su occhi piangenti. La fotografia, anch’essa schiva e indecisa, non rende onore all’infinita gamma di colori che domina l’Havana e quell’incredibile passeggiata e centro vitale che è il Malecon, abitato dall’alba al tramonto da innumerevoli sfumature. A condire il tutto una sceneggiatura semplicistica che, senza negarle il il condimento di qualche battuta frizzante o un’interessante informazione sulla società cubana, troppo spesso si abbandona a luoghi comuni dalla risata facile e al patetismo. La colonna sonora dovrebbe essere elemento portante e punto di forza della pellicola, ma anch’essa sembra zoppicare un po’ troppo: melodie accattivanti e sonorità semplici non riescono a emozionare e a rendere l’idea dell’universo sonoro che le nuove generazioni di musicisti underground stanno creando, facendo rimpiangere le note di Musica Cubana di German Kral.
Unico reale punto di forza e motivo per non alzarsi dalla poltrona del cinema: Cuba. Ricca ancora di quella suggestione che mito e Storia le hanno da sempre conferito nell’immaginario collettivo, la Cuba di oggi ci appare come una vecchia signora che, orgogliosa e distinta, mostra tutte le sue rughe e i suoi acciacchi senza vergogna. Una società decadente, con un’economia ridotta ormai ai minimi termini, un luogo in cui il sentimento della libertà e della solidarietà è bagaglio di ogni uomo. Una società in cui le idee degli anziani si scontrano e si incontrano con quelle dei giovani, trovando punto d’unione spesso proprio nella cultura e nella consapevolezza e conoscenza della propria Storia. Con l’avvicinarsi dell’ineluttabile declino di Fidel Castro, gli interrogativi si moltiplicano e le risposte sembrano poter essere infinite. E così si esce dal cinema e si riflette ancora sulla società cubana, sui suoi pro e i suoi contro. Unico e non piccolo, merito del film.
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