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Indovina chi… viene al cinema?

Indovina chi… viene al cinema?

No. C’è un aspetto su tutti che rende il film di Sullivan poco divertente: la mancanza di originalità. Quasi come questa frase che avete letto, il film non ha spunti brillanti. Vuole far ridere, ma ci riesce veramente poco. Vuole far riflettere, ma cade nel qualunquismo. Vuole stravolgere le carte di un cult degli anni sessanta, ma non riesce a mescolare nessun tipo di ingrediente. Non basta cambiare il colore della pelle al protagonista. Manca di personalità. A soffrirne sono i personaggi, che, escluso Percy Jones (interpretato da Bernie Mac), sembrano sagome ricalcate. Rinchiusi. Imballati. Soffocati. Nella vicenda e nel patetico.

Vicenda che vuole essere contemporanea, ma è come se fosse sterile. Un pò come tutto il film: sterile, senza idee, vuoto. Perchè Ashton Kutcher sarà pure l’idolo delle teen ager americane, sarà pure il compagno di Demi Moore, sarà anche uno che ci sa fare, ma qui non si intravede nemmeno l’ombra dell’attore. Il suo Simon Green è un perfetto burattino, senza materia grigia, coraggio, orgoglio. Non si percepisce l’essenza di questo uomo. Chi è veramente? Boh, tanto la commedia socio-razziale funziona… Tanto alla fine cerchiamo di raddrizzare il tutto con un pò di buoni sentimenti. Perchè la comunicazione è la base della relazione. Allora viva il 100% di qualunquismo e perbenismo spiattellato e spalmato davanti alla faccia. Evviva i film che per ottanta minuti annoiano e negli ultimi venti cercano di dire qualcosa di sensato. Ok, sarà anche uno schema della commedia. Sarà anche uno schema vincente (negli Usa il film ha guadagnato oltre 20 milioni nel primo week end). Però poteva essere almeno più divertente.

Lontano anni luce dal film del 1967 (Indovina chi viena a cena, Stanley Kramer), che se non altro aveva un grande cast, è lontano anni luce anche dalla saga dei Fotter (quelli di Ti presento i miei), che in certe occasioni prende a modello. Le gag invece di alleggerire, appesantiscono un film dal finale scontato. Imbarazzanti i continui doppi sensi. Non fanno ridere perché sono fuori luogo. Manca il romanticismo. Quello che si vede si chiama “fare i capricci”. A me non fa ridere. Fa incazzare. Si salva la colonna sonora con alcuni pezzi allegri (che dovrebbero dare un po’ di ritmo al film); Kutcher che balla il tango, e il siparietto finale. Per il resto. No.

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