Perché perché la Domenica…
Gruppo di trentenni con la sindrome di Peter Pan: giocano insieme a calcio da quando sono ragazzini, sono cresciuti insieme e, guarda un po’, non si decidono a diventare grandi. Gli stereotipi del caso ci sono tutti, dal trentenne terrorizzato dal diventare padre, a quello incapace di rivelare agli amici la sua omosessualità, al musicista incompreso dal paparino ricco… Niente da dire sulla tematica prescelta, in fondo tutto è già stato detto e ognuno è libero di ribadire i concetti a sè più cari – anche se forse ci sono temi più interessanti / importanti dei trentenni in crisi (n.b., chi scrive è anagraficamente coinvolto). Tuttavia, il peggior difetto di questa pellicola è l’inutilità, poiché non aggiunge nulla a quanto già detto in merito, anzi affronta la questione in modo piuttosto superficiale, assicurando allo spettatore il solito happy end.
Non c’è traccia di reali inquietudini in questi giovani esponenti del sesso forte: sì, crescere fa paura, ma ci sono sempre la partita della domenica e la pacca sulla spalla… Una “mitologia” dell’amicizia maschile abbastanza abusata, che riesce a perdere forza in ciò che ha di vero e non tocca i lati oscuri, non pone fondamentalmente domande e sembra non soffrire contraddizioni di sorta.
Non si può, tra l’altro, non sottolineare che il film è un inno al Maschio: le donne sono personaggi marginali, ma non tanto da non assolvere la loro ben nota e tradizionale funzione di rompiscatole. Eh, sì: la donna è colei che, quando non stai giocando a calcio o bevendo birra con gli amici, si lamenta perché non ridipingi il salotto o non prendi a cuore la causa della procreazione. Colei che talvolta tenta persino di impedirti di giocare al tuo sport prediletto… Però, all’occasione, può anche apparire in veste di bionda giocatrice di beach volley rigorosamente tettona, altrimenti il nostro film non potrebbe esplorare il tema del tradimento / pentimento / redenzione / famiglia felice…
E intanto i nostri protagonisti, alla soglia della cinquecentesima partita, compilano una lista (anonima) delle “cose da fare prima dei 30 anni”, che è poi il pretesto iniziale da cui il film prende lo spunto, e anche il titolo: qualcuno si sbilancia sull’omosessualità, ma il traguardo esistenziale più gettonato risulta essere il sesso a tre, agognata chimera di ogni giovane maschio, nonché mezzo per procurarsi la stima del branco.
La sceneggiatura é troppo concentrata su se stessa, regala numerosi tempi morti e non sfrutta i momenti comici, scadendo decisamente nello stereotipo, sia a livello dei personaggi sia a livello di situazioni. Di nessun aiuto gli attori, tra cui Dougray Scott (Mission impossible II – id., John Woo,, 2000) ed Emilia Fox (Il pianista – The pianist, Roman Polanski, 2002 -, Prendimi l’anima – Roberto Faenza, 2002).
A cura di Antiniska Pozzi
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